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Gocce di anatomia, cachessia, sarcopenia e anoressia: quando il muscolo deperisce

Diciamolo subito: c’è muscolo e muscolo. Una precisazione terminologica tutt’altro che scontata e oggetto a volte di confusione non solo tra studenti ma anche tra “addetti al mestiere”. Infatti, il termine “muscolo” in Anatomia fa riferimento all’organo (il “muscolo scheletrico”, ossia ad esempio il bicipite, il deltoide, il pettorale, etc.) mentre in Istologia fa riferimento al tessuto, e di tessuti muscolari ce ne sono tre tipi: quello striato scheletrico, quello striato cardiaco e quello liscio; quest’ultimo si trova ad esempio nelle pareti dei vasi o degli organi cavi quali l’intestino o la vescica; quello cardiaco soltanto nel cuore; il primo è il tessuto prevalente dei muscoli scheletrici, su cui spenderemo oggi qualche parola in più.

Cominciamo con una domanda ricorrente e apparentemente banale: quanti muscoli scheletrici abbiamo nel nostro corpo? Cercando su internet si trovano varie risposte e i testi di Anatomia non sempre forniscono un’interpretazione univoca. Per questo motivo abbiamo chiesto un parere a un esperto, Ferdinando Paternostro, anatomista dell’Università di Firenze, che così ci ha risposto: “La muscolatura del corpo umano è assai complessa, i muscoli sono numerosissimi, disposti spesso a strati e con caratteristiche macroscopiche piuttosto variabili. Nei testi più antichi (Eisler, 1912), venivano descritti 378 muscoli striati. Da ricerche più recenti sembra invece emergere che ci siano circa 750 muscoli, ma anche questa stima sembrerebbe non essere del tutto corretta. Di fatto abbiamo 327 muscoli soltanto a livello dello scheletro degli arti e del tronco; essendo muscoli pari, questo numero va raddoppiato dal momento che ciascuno di essi è presente in entrambi i lati del corpo. Ma la cifra complessiva è più elevata perché a questi occorre aggiungere i muscoli mimici del volto (36, alcuni pari e altri impari) e ulteriori piccoli muscoli situati nel dorso (un centinaio), a livello delle vertebre, che cumulativamente compongono il muscolo erettore della colonna vertebrale. A tutti questi bisogna infine aggiungere anche il diaframma, muscolo impari e mediano che separa la cavità addominale da quella toracica e ci permette di respirare. Quindi, secondo questo calcolo raggiungeremmo un numero di circa 800 unità”.

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La classificazione dei muscoli scheletrici segue varie modalità, ad esempio in base alla loro forma o in base all’orientamento strutturale. Ad esempio, in base alla forma essi possono essere classificati come muscoli lunghi (es., bicipite), larghi (es., grande dorsale), brevi (es., quelli intervertebrali), anulari (orbicolari o sfinteriali), etc. In base all’orientamento delle fibre muscolari possono invece essere distinti in muscoli a fasci paralleli (fusiformi, nastriformi, piatti e a ventaglio) o muscoli pennati (es., semipennati, bipennati, pluripennati, etc.).

Relativamente alla loro struttura, i muscoli sono costituiti prevalentemente da tessuto muscolare striato scheletrico i cui elementi cellulari sono rappresentati dalle fibre muscolari, formatesi a loro volta dalla fusione di più precursori indifferenziati (cellule staminali o satelliti) che si sono fuse tra di loro formando un sincizio, una lunga cellula multinucleata e contenente – tra le altre cose – le proteine contrattili organizzate in strutture molto ordinate dette “sarcomeri” (dall’antico greco “σαρκός” ossia carne). Le fibre muscolari poi si organizzano a formare fascicoli, a loro volta raggruppati a formare il ventre del muscolo.

I muscoli, come tutti gli altri organi, ovviamente possono ammalarsi. Cachessia, sarcopenia e anoressia sono tutte patologie caratterizzate da atrofia muscolare causata dal disuso o da una malattia sottostante. L’atrofia muscolare e la conseguente diminuzione della massa magra influiscono sulla qualità della vita dei pazienti limitando la mobilità oltre che interferendo con l’efficacia delle terapie. Sebbene i benefici dell’attività fisica nel contesto di queste condizioni siano ben noti, prescrivere esercizio per queste condizioni patologiche non è un’impresa semplice e sono necessari approcci alternativi per cercare di mimare fisiologicamente e biochimicamente gli effetti dell’esercizio.

Uno di questi approcci alternativi è stato oggetto di studio e pubblicazione (https://www.mdpi.com/2073-4409/11/9/1406) da parte di un gruppo internazionale coordinato da Valentina Di Felice, anatomista dell’Università di Palermo, assieme a colleghi dell’Università del Texas, dell’Università di Monaco di Baviera, dell’Università Sorbona di Parigi e di altri centri di ricerca nazionali. Abbiamo chiesto alla prof.ssa Di Felice di riassumerci in poche righe i principali risultati di questo studio: ” Col nostro gruppo abbiamo messo a punto un protocollo per creare nanovescicole bioingegnerizzate in grado di stimolare la biogenesi mitocondriale nel muscolo e ridurne l’atrofia. Queste nanovescicole, il cui processo di produzione è stato oggetto di un nostro brevetto, potranno adesso essere sperimentate attraverso studi pre-clinici e clinici per la terapia di queste malattie del muscolo con la speranza che possano migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza dei pazienti”.

In conclusione, nonostante oggetto d’interesse da secoli se non millenni nonché principali protagonisti del virtuoso connubio tra Anatomia e Arte, i muscoli scheletrici hanno ancora segreti da svelare relativamente alla loro Anatomia, Fisiologia e Biochimica e molto ancora resta da capire sui meccanismi che regolano il differenziamento cellulare, l’omeostasi tissutale e il rimodellamento di questi organi così complessi.

di Francesco Cappello
© Riproduzione Riservata
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