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Asp Caltanissetta, evento sul “codice rosa”: medici a confronto sulla gestione della violenza di genere

E’ stato un incontro molto partecipato quello di sabato 16 marzo 2024 nella sede dell‘OMCeO provinciale. I medici presenti infatti hanno avuto modo di approfondire le proprie conoscenze e competenze sul tema della violenza genere, su come riconoscere il fenomeno e come agire, anche quando non viene palesata una richiesta di aiuto, durante il corso di aggiornamento multidisciplinare in Medicina Generale dal titolo
“CODICE ROSA: il ruolo centrale del Medico di Medicina Generale e del Pediatra di Libera Scelta” organizzato dall’OMCeO provinciale insieme all’Asp nissena.
Oggi questo incontro, questo evento formativo è importantissimo perché le donne vittime di violenza molto spesso non esplicitano una richiesta chiara agli operatori, ai medici, alle istituzioni con cui vengono a contatto ed è importante che queste istituzioni, questi operatori siano pronti a percepire il fenomeno e cercare di identificarlo- spiega la pedagogista Milena Avenia dell’Unità Operativa per l’Educazione e la Promozione della Salute dell’Asp 2- in questo senso il ruolo del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta è fondamentale”. 
Si tratta di iniziative avviate da tempo racconta Antonella Campo, Responsabile dell’Unità Operativa di Psicologia Facente Funzione dell’ASP di Caltanissetta, da anni “organizziamo questi corsi rivolti agli operatori sul Codice Rosa per l’emersione e l’assistenza delle donne vittime di violenza. Abbiamo organizzato sia su Caltanissetta che su Gela- afferma – rivolto a tutti gli operatori, in particolare agli operatori del Pronto Soccorso, dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia e  Pediatria, rivolto ai pediatri per i minori anche vittime di violenza assistita”. 
Tra esercitazioni e relazioni dei relatori, durante il corso sono stati affrontati i diversi aspetti della questione, dal ruolo del 118 e pronto soccorso ad esempio, al Centro Antiviolenza e la Rete dei Servizi Sanitari.
E di rete parla anche Annamaria Oliva, medico di medicina generale, che fa riferimento all’importanza della formazione e della “digitalizzazione al massimo, perché faccio un esempio – sottolinea- il paziente o la paziente che afferisce molte volte nell’arco di mesi al pronto soccorso per fratture, per lividi si dovrebbe attenzionare o mettersi in contatto con il medico di medicina generale e vedere se quel determinato paziente si rivolge al medico di medicina generale per la stessa patologia o la tiene nascosta”. E poi ancora ribadisce: “il medico di medicina generale deve attenzionarlo questo problema della violenza anche se oggi il medico di medicina generale è preso da miliardi di impegni e soprattutto da una burocrazia estenuante e stancante”.
Attenzione rivolta anche nei confronti dei minori attraverso l’occhio del pediatra. “Il ruolo del pediatra è quello di verificare se nei bambini possono esistere sintomi ricollegabili ad atti di violenza che avvengono nella famiglia– evidenzia il pediatra di libera scelta Giuseppe PetrottoGli atti di violenza li subisce in genere la donna purtroppo, ma i bambini in modo diretto o indiretto possono subire la violenza, o direttamente essi stessi oppure attraverso la violenza domestica assistita, cioè assistono di fatto a violenza sulla madre o su altri familiari e questo può essere fatto in maniera diretta con l’osservazione diretta oppure in maniera indiretta perché possono essere testimoni nell’ascoltare o nell’osservare le violenze subite dalla madre”. E dunque il pediatra “potrebbe essere -esclama- il primo filtro nella percezione di questo disagio dei bambini, che si manifesta con sintomi più svariati”.
“È un argomento attualissimo, un argomento di estrema importanza e rilevanza, d’altronde le cronache degli ultimi periodi ce lo dimostrano, ma ahimé è un problema che spesso resta sommerso”, ha raccontato Roberto Leone Consigliere dell’OMCeO di Caltanissetta nonché moderatore dell’evento. “È un fenomeno che determina sulle donne situazioni di patologie in quanto esse sono particolarmente vulnerabili e quindi vanno spesso nei servizi sanitari pur non esternando la problematica –aggiunge- quindi è importante che il medico sappia riconoscere i problemi per poterli fare emergere, per potere indirizzare la donna nei giusti servizi territoriali, negli adeguati servizi territoriali che la potranno aiutare ad affrontare il problema”.
di Redazione
© Riproduzione Riservata
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