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Lotta al tumore al pancreas: la ricerca fa progressi costanti, adesso si può guarire

sala operatoria

Esperti a confronto a Giardini Naxos sul tema del Tumore al pancreas nella recente giornata mondiale per la lotta a quella che ancora adesso rimane una delle forme tumorali più difficili da combattere per la medicina moderna. Medici ma anche esponenti di associazioni, familiari e pazienti si sono dati appuntamento a Giardini Naxos, all’hotel Hilton, per discutere i progressi nella cura, nella ricerca e nella assistenza alla persona malata di tumore pancreatico.

Nel corso del dibattito è stata evidenziata l’importanza della prevenzione, e di sensibilizzare l’opinione pubblica per consentire al paziente di avere maggiori chance di curarsi e per sostenere l’impegno degli addetti ai lavori nel far luce sulla delicata problematica. Al convegno hanno preso parte, tra gli altri, il professore Paolo Pederzoli (ospedale “Pederzoli” – Peschiera del Garda, Verona), il chirurgo Roberto Girelli (ospedale “Pederzoli” di Peschiera del Garda, Verona), l’oncologo messinese Paolo Spadaro ed il primario della divisione di Chirurgia dell’ospedale San Vincenzo di Taormina, Vincenzo Panebianco.

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il prof. Paolo Pederzoli

“Siamo di fronte a una neoplasia che sino a qualche tempo fa veniva considerata invincibile – ha evidenziato il professore Pederzoli, ordinario di chirurgia generale, già direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Verona nonchè presidente della Fondazione Italiana per la Ricerca sulle Malattie del Pancreas– ma le aspettative della ricerca stanno crescendo e ci danno la fondata speranza di poter combattere il tumore al pancreas. Le aspettative della ricerca sono alte e da più parti si sta lavorando per arrivare ad una svolta. Il male al pancreas è stato sempre caratterizzato da un certo fatalismo e sembrava quasi che non ci fossero risultati e che pochi si interessavano di questo ma adesso la ricerca genomica, l’immunoterapia e altre terapie che stanno nascendo stanno dando progressivamente risultati positivi. Pazienti che arrivano in ospedale con neoplasie pancreatiche avanzate, non operabili, se sottoposti alle giuste terapie nel 15 o 20% dei casi di queste persone ritornano alla chirurgia radicale mediante le nuove terapie ormai in commercio, chemioterapiche e radioterapiche. Ciò significa che nel 15 0 20% di tumori maligni, pur in presenza di localizzazioni a distanza, curati correttamente con nuovi farmaci o protocolli chemioterapici, ci consentono di ridurre il tumore, far scomparire le metastasi ed operare. E questa è la novità sconvolgente, in termini positivi, degli ultimi 10 anni, una novità che ci incoraggia tantissimo”.

In Europa il 64% della popolazione non ha ancora nemmeno idea di cosa sia il tumore al pancreas ma al contempo si registra il progresso costante di metodiche mini invasive con le tecniche o laparoscopiche o robotiche che stanno prendendo piede anche nelle interventi più complessi. “La mancata informazione – continua il professore Pederzoli – a volte è anche quella dei medici, e per anni si è commesso l’errore di pensare anche da parte degli addetti ai lavori questo modi di pensare che non ci fosse nulla da fare. Invece speranze e novità ce ne sono. Non so se tra 10 anni o tra quanto altro tempo sarà finita ma sono stati fatti dei passi in avanti che ci incoraggiano a pensare che il domani sarà migliore di oggi. E’ vero che si tratta della seconda causa di morti in Italia per neoplasie ma da qui al 2030 si è messa in moto una macchina, e potranno esserci nuovi farmaci e maggiori speranze“.

Se un paziente è diabeticoconclude Pederzoli – e il diabete di solito insorge tra i 45 e i 50 va fatta una ecografia addominale che può far rilevare piccole lesioni che rappresentano il segno iniziale della malattia. Altri segni sono la debolezza, un dolore vago che poi viene accompagnata da un senso di stanchezza e di poca voglia di fare. A volte mancano segni clinici peculiari di disturbi specifici, e per questo io ho chiamato questa casistica come “killer silenziosi”. Una ecografia può dare segni indiretti anche se non vede la lesione a livello di pancreas, può mostrare però una dilatazione del dotto pancratico e questo significa che qualcosa ostruisce lo scarico di questo dotto. E’ come una diga che ferma a monte un fiume. Si può sospettare in tal modo di qualcosa che non va nel pancreas”. 

di Emanuele Cammaroto
© Riproduzione Riservata
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