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La percezione della salute da Nord a Sud: quanto incidono le differenze socioeconomiche e culturali?

La percezione che le persone hanno della propria salute è influenzata da un insieme complesso di fattori, tra cui quelli ambientali e culturali insieme alle condizioni socioeconomiche. Come è prevedibile con l’avanzare dell’età diminuisce la percezione di essere in buona salute e questo accade sia per le donne che per gli uomini.

Secondo il nuovo rapporto Eurostar intitolato “La vita delle donne e degli uomini in Europa” si evince che in Europa, per quanto riguarda le diverse classi d’età, per le persone tra i 16 e i 44 anni, l’85 % delle donne e l’87 % degli uomini si considera in buona salute. Questa percentuale scende al 62 % delle donne e al 65 % degli uomini per chi ha dai 45 ai 64 anni, per quelli che hanno 65 anni e più invece arriva rispettivamente al 36 % e al 42 %.
In quasi tutti gli Stati membri è più ampia la quota degli uomini che hanno la percezione di essere in buona salute rispetto a quella delle donne e la differenza aumenta con l’aumentare dell’età. E’ interessante notare che anche la differenza tra gli Stati membri aumenta con l’aumentare dell’età.

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In Italia la salute autopercepita è rilevata attraverso le indagini Istat sulla salute e sulle condizioni sociali (EUSILC), questa è un indicatore sensibile per capire se la salute degli italiani stia migliorando o peggiorando e se le disuguaglianze di salute siano in aumento o in diminuzione.

I dati mostrano che la salute autopercepita dagli italiani è migliorata nel tempo, nonostante la crisi. Infatti, l’età in cui più del 50% della popolazione dichiara di essere in non buona salute (un indicatore sintetico di quando inizia a peggiorare lo stato di salute) ha continuato a crescere negli anni della crisi.

Percezione saluteQuesto apparente paradosso potrebbe essere spiegato sia dall’ingresso nelle classi di età più avanzate di generazioni più sane (che cioè hanno vissuto in migliori condizioni rispetto alle generazioni precedenti), sia dalla crescente disponibilità di nuove cure in grado di migliorare la salute della popolazione.

Inoltre, da questi dati, rilevanti ma ovviamente non conclusivi, le disuguaglianze sociali nella salute autopercepita appaiono rimaste stabili negli anni della crisi: infatti l’età in cui più del 50% degli intervistati dichiara di essere in non buona salute, è aumentata in modo omogeneo tra i benestanti e tra i meno abbienti.

Nel dettaglio, il Sud ha una percentuale di persone in non buona salute superiore a quella delle altre aree, a partire dai 40 anni di età. Inoltre, le differenze per reddito mostrano che la salute dei più benestanti del Sud equivale a quella dei più poveri del Centro-Nord.

Il divario socioeconomico risulta però maggiore al Nord, dove l’età in cui si supera il 50% di popolazione in non buona salute è di 61 anni tra i meno ricchi e 70 tra i più ricchi, mentre gli analoghi valori al Sud sono 57 e 62 anni.

Infine, tra coloro che hanno un reddito inferiore alla mediana regionale le differenze di salute per istruzione appaiono molto limitate; è invece tra i più benestanti che l’istruzione gioca un ruolo nel diversificare l’auto-percezione della salute a favore dei più istruiti.

di Giuseppe Natoli
© Riproduzione Riservata
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