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Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo: ecco cos’è

autismo

L’autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi.

Prima del XXesimo secolo non esisteva l’autismo a livello clinico. Tra i precursori della ricerca di merito nel XIX secolo, vi fu anche John Langdon Down (che nel 1862 scoprì la sindrome che porta il suo nome), e che aveva approfondito alcune manifestazioni cliniche che oggi verrebbero classificate come autismo.

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In seguito si passò a indicare una specifica sindrome patologica nel 1943 a opera di Leo Kanner (1894-1981), che parlò di “autismo infantile precoce“. Kanner descrisse i casi di una decina di bambini che aveva avuto in cura e che presentavano caratteristiche comuni.

La diagnosi di autismo fu usata con undici dei pazienti che il dottor Kanner stava studiando in quel periodo, ma la vera storia dell’autismo iniziò con un pazienteDonald Triplett.

Ancora dopo ottant’anni dagli studi di Kanner ci sono molte incertezze sulla classificazione del disturbo e delle sue cause.

L’autismo varia in gravità in base al livello di compromissione che limita l’autonomia nella vita quotidiana. I bambini con disturbo dello spettro autistico hanno generalmente sintomi che si manifestano con difficoltà nella comunicazione e interazione sociale, difficoltà di comprensione del pensiero altrui difficoltà ad esprimersi con parole o attraverso la gestualità o con l’utilizzo dei movimenti facciali. Le sfumature e i quadri di presentazione quindi possono essere anche assai diversi, il che rende comunque difficoltosa la diagnosi.

Nonostante le ripetute smentite da parte della comunità scientifica continuano ad esserci convinzioni che la causa dell’autismo possa essere dovuta ai vaccini di età pediatrica. È certo che sulle cause dell’autismo ci siano ancora diverse incertezze. La teoria più accreditata è di una componente genetica: diversi dati recenti suggeriscono la possibilità di un danno nelle fasi di sviluppo del sistema nervoso.

Gli interventi più utili sono sicuramente quelli di tipo comportamentale: specialmente se vengono intrapresi precocemente.

di Ludovica Lazzaro
© Riproduzione Riservata
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