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Tiroide, come intervenire in caso di noduli? Sanitàinsicilia.it intervista il dottore Geraci

tiroide

La tiroide è una ghiandola endocrina che si trova nella parte anteriore del collo. E’ deputata alla secrezione degli ormoni tiroidei che vengono solitamente dosati come frazioni libere (FT3, FT4). Questi svolgono importanti funzioni sul metabolismo di diversi organi e apparati: in generale si può affermare che l’ipotiroidismo riduce le attività degli organi, mentre l’ipertiroidismo le aumenta.

La produzione di questi organi è regolata dall’ipofisi (ghiandola posta alla base del cervello), mediante la produzione di TSH (ormone tireostimolante), in grado di regolare i rapporti con il sistema di controllo centrale. Infatti, si parla di sistema neuroendocrino. Può verificarsi soventemente, anche quando la funzione tiroidea non è compromessa, che la stessa ghiandola mostri problemi strutturali legati alla presenza di noduli nel suo contesto.

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Dottore Vincenzo GeraciParliamo di questo aspetto con il dottore Vincenzo Geraci, specialista di “Endocrinologia e Malattie del Metabolismo”, che lavora al Policlinico Universitario “P. Giaccone”.

Cosa sono e perché compaiono i noduli tiroidei?

I noduli tiroidei sono formazioni all’interno della ghiandola tiroide che possono mostrare dimensioni variabili, margini più o meno regolari, e caratteristiche ecostrutturali differenti, possono presentarsi liquidi, solidi o misti. Il loro riscontro è molto frequente soprattutto nelle donne e con l’avanzare dell’età. La carenza di iodio può esserne una causa ma questa può essere evitata con un congruo uso di sale iodato in cucina. Fortunatamente solo una bassa percentuale di questi noduli è un tumore maligno, e perlopiù mostrano un andamento prognostico favorevole“.

Cosa bisogno fare per accertarne la natura?

L’esame ecografico è la metodica strumentale principale poiché consente di studiare la struttura della ghiandola e le caratteristiche dei noduli, in modo non invasivo. Se lo specialista, basandosi sulle linee guida, in relazione alle caratteristiche di sospetto dei noduli, decide di continuare con gli accertamenti diagnostici, la tecnica che va utilizzata è l’agoaspirato tiroideo, metodica minimamente invasiva che consente, nella maggior parte dei casi, una diagnosi precisa“.

Quando si deve effettuare tale procedura?

I noduli tiroidei da sottoporre ad agoaspirato sono selezionati sulla base delle caratteristiche ecografiche sospette, di eventuale rialzo di marcatori specifici e di pregressa storia di irradiazione del collo, al fine di ottenere informazioni precise sulla natura del nodulo, poiché la procedura consente di prelevare alcune cellule della tiroide (tireociti)“.

Bisogna effettuare qualche tipo di esame specialistico prima di sottoporsi a tale procedura?

Sarebbe opportuno studiare la funzione tiroidea prima dell’esecuzione dell’agoaspirato attraverso esami di sangue specifici (TSH, calcitonina ed anticorpi organo-specifici) utili all’interpretazione dell’esame e ad orientare verso un nodulo più o meno sospetto”.

Come si procede all’esecuzione dell’agoaspirato?

L’agoaspirato consente solo il prelievo di alcune cellule contenute nel nodulo e non di un intero tessuto e pertanto non è una biopsia. Di conseguenza l’analisi del materiale prelevato sarà di tipo citologico e non istologico, per questo è anche definito con termine inglese “Fine Needle Aspiration, FNA”.

Esistono diverse tecniche con cui può essere effettuato; tuttavia l’esecuzione dell’agoaspirato tiroideo prevede sempre l’utilizzo di un ago sottile che può essere attaccato ad una siringa (tecnica di aspirazione) o non attaccato ad una siringa (prelievo per capillarità). Il prelievo dura solitamente pochi secondi e data la mini-invasività non richiede mai l’anestesia locale.

Dovrebbe essere effettuato sotto guida ecografica così da consentire: a) di prelevare cellule anche da noduli clinicamente non palpabili; b) di scegliere quale nodulo o quale parte di nodulo agoaspirare; c) di aumentare il potere diagnostico dell’agoaspirato. Una volta effettuato il prelievo si passa all’allestimento del materiale, perlopiù mediante striscio diretto su vetrino“.

Perché si deve effettuare tale procedura?

L’esame citologico mediante agoaspirazione rappresenta attualmente il gold standard nella gestione diagnostica del nodulo tiroideo. Tuttavia, l’elevata prevalenza della patologia nodulare nella popolazione e la frequenza con cui i noduli tiroidei vengono diagnosticati incidentalmente richiedono precisi criteri per la selezione delle lesioni da sottoporre all’indagine“.

E’ consigliata a qualsiasi tipo di paziente?

Le attuali indicazioni ad eseguire un agoaspirato tiroideo sono: – noduli palpabili in accrescimento progressivo; – noduli di diametro inferiore a 10 mm che presentino uno o più caratteristiche ecografiche di sospetto (ipoecogenicità, margini irregolari, vascolarizzazione intralesionale e presenza di microcalcificazioni) – noduli in soggetti ad alto rischio (familiarità per tumori della tiroide, pregressa irradiazione del collo)“.

Esistono delle controindicazioni?

L’agoaspirato tiroideo è una metodica nel complesso di semplice esecuzione ed a basso costo, eseguita in regime ambulatoriale, virtualmente è esente da complicazioni (la più frequente è rappresentata dalla formazione di un ematoma a livello della zona di aspirazione, che può essere prevenuta dall’applicazione di ghiaccio per alcuni minuti). E’ una tecnica la cui percentuale di successo dipende in larga misura dall’esperienza dell’operatore e da quella del citopatologo“.

In conclusione, cosa si sente di consigliare ai nostri lettori?

Nonostante negli ultimi anni si sia registrato un notevole aumento di diagnosi di carcinoma tiroideo, ciò non ha comportato un aumento della mortalità, evidenziandosi in tal modo una condizione di overdiagnosis. La prevenzione per la patologia nodulare tiroidea è certamente importante, ma ciò non deve tradursi in ansia per i nostri pazienti“.

di Salvatore Zichichi
© Riproduzione Riservata
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