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Provenzano: “DiabeCovid, una nuova patologia causata dalla pandemia”

“Su 2 mila pazienti ricoverati in questo biennio di pandemia, il DiabeCovid insiste nel 18% della popolazione ricoverata, con il 10% per gli uomini e l’8% per le donne. Parliamo di numeri abbastanza alti e significativi”. Lo afferma in una intervista a SanitàinSicilia il prof. Vincenzo Provenzano, presidente della Società Italiana  Metabolismo, Diabete, Obesità che nel corso di un convegno nazionale tra 200 esperti del settore a Taormina ha il tema del DiabeCovid

“La patologia da Covid si caratterizzata per un’infiammazione entoteliale, è sistemica e interessa dal primo capello all’ultima unghia del piede – spiega il prof. Provenzano -. Il diabete, da quanto abbiamo visto in questi due anni di pandemia, di per sé non costituisce una fonte di maggiore contagio del Covid ma determina un aggravamento di ciò che potrebbe essere la guarigione ed in termini di complicanze. Accanto a questo abbiamo fatto delle scoperte importanti, effettuando appositi studi nel contesto del long-Covid, che ricordiamo si caratterizza per il dopo-virus con sintomi come affaticamento, confusione mentale, stanchezza e depressione che in genere durano al massimo per circa 12 settimane al massimo, c’è una sindrome vera e propria che si caratterizza per un danno – non sappiamo ancora se permanente o transitorio – cronico di alcuni organi. In particolare parliamo dell’encefalo ed anche del miocardio, del fegato e delle ghiandole endocrine. Potremmo individuare, in quest’ultimo caso, forme di tiroidite vere e proprie ed un danno pancreatico che determina ciò che noi chiamiamo quello che noi oggi chiamiamo il DiabeCovid, un diabete secondario al Covid e che si caratterizza per tre forme”.

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“C’è una forma di diabete Covid n.1, insulino-prima, poi Diabecovi2, caratterizzata dalla insulina resistenza e una forma che potremmo definire nuova di tipo 2 ad insorgenza precoce nei giovani, nei 30enni”. 

“Il Diabecovid non esiste sin qui in letteratura, non esistono testi, è un qualcosa che noi addetti ai lavori stiamo studiando, inviando i dati ad un registro internazionale a Londra. Esistono, quindi, nuove forme di diabete che necessiteranno di essere studiate ed approfondite”. 

 

di Emanuele Cammaroto
© Riproduzione Riservata
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