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Diventare mamma con l’epilessia? Si può. Nasce a Palermo un centro dedicato.

La gravidanza rappresenta un periodo molto delicato nella vita di una donna, periodo spesso carico di dubbi e paure, ed intorno a cui ruotano spesso falsi miti. Nel caso di donne con diagnosi di epilessia o in cura con farmaci antiepilettici, ad esempio, la società nutre molti dubbi sulla maternità. Oggi non solo ci sono evidenze scientifiche che sfatano questo mito ma è anche possibile trovare assistenza presso centri specialistici dedicati. All’interno dell’U.O.C. di Neurologia dell’Ospedale Civico, diretta dal dott. Salvatore Cottone è presente, oltre all’ambulatorio per persone con epilessia, un nuovo ambulatorio dedicato alle donne con epilessia in gravidanza denominato “Epilessia in gravidanza”, la cui referente è la dott.ssa Leila Zummo.

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 Dott. Cottone quali sono le problematiche più ricorrenti nella gravidanza in una donna con epilessia?

L’epilessia è il problema neurologico più comune in gravidanza (3-4%); i rischi per il feto sono legati sia alle crisi, sia all’effetto teratogeno dei farmaci (rischio di malformazioni fetali tre volte maggiore). L’assorbimento ed il metabolismo dei farmaci antiepilettici durante la gravidanza variano, ed è importante poterne garantire una corretta gestione, tutelando così la salute della madre e del feto. La terapia dovrebbe essere ottimizzata almeno sei mesi prima del concepimento, scegliendo la monoterapia alla dose minima efficace.

Quindi, non bisogna sospendere i farmaci antiepilettici?

No. È preferibile evitare l’uso di acido valproico e soprattutto evitare i picchi, preferendo le formulazioni a lento rilascio, o frazionando la dose quotidiana di farmaco. La riduzione o sospensione della terapia a gravidanza iniziata è inutile perché eventuali anomalie si instaurano precocemente, nei primi tre mesi di gestazione. Sono raccomandati la terapia con acido folico almeno tre mesi prima del concepimento e la diagnosi prenatale delle malformazioni congenite gravi attraverso l’ecografia. Durante il parto e il puerperio la terapia va assunta regolarmente.

Una paziente epilettica allora deve programmare la sua gravidanza affidandosi non solo al ginecologo ma anche ad un neurologo?

Si, programmare la gravidanza aiuta a ridurre il rischio di malformazioni e difetti congeniti, rischio genericamente basso, seppur lievemente aumentato rispetto alla popolazione generale.

 Cosa offre questo nuovo ambulatorio?

L’offerta spazia dal “counselling”, nel momento in cui si vuole programmare la maternità, al monitoraggio e alla corretta gestione della patologia e della terapia durante la gestazione e nel post-partum. Molta attenzione è dedicata al controllo clinico ed elettroencefalografico delle crisi, al dosaggio e monitoraggio della terapia farmacologica nelle diverse fasi, dal concepimento all’allattamento.

A livello internazionale cosa si sta facendo?

In accordo con la comunità scientifica internazionale, l’ambulatorio aderisce come centro reclutatore al registro europeo EURAP (Prospective observational study of pregnancies with antiepileptic drugs), che coinvolge più di 40 Paesi nel mondo, e che al momento raccoglie informazioni su più di 20.000 gravidanze di donne che assumono farmaci antiepilettici.

Che le donne con epilessia dunque siano rassicurate, poiché con un programma adeguato e con una guida attenta, la gravidanza è possibile con minimi rischi, sia per la madre sia per il nascituro.

 

 

 

 

di Valeria Militello
© Riproduzione Riservata
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