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Aggressioni a personale sanitario, Ugl Sicilia: “In corsia c’è chi rischia la pelle mentre a Roma si litiga per le poltrone”

Ogni giorno medici e personale sanitario che operano nelle strutture pubbliche rischiano seriamente la pelle a causa delle aggressioni di cui sono vittime indifese, mentre a Roma nella totale indifferenza la politica continua a litigare per spartirsi poltrone ed incarichi“, lo dichiarano Raffaele Lanteri e Carmelo Urzì, rispettivamente segretari regionali delle federazioni Ugl medici e Ugl sanità Sicilia.

Tutto questo ha già ampiamente travalicato i confini dell’intollerabilità, oltrepassando anche quelli della vergogna, perchè da oltre un anno come sindacato dei lavoratori chiediamo misure drastiche per il contrasto alla violenza nei confronti di medici ed infermieri, in particolare, ma non abbiamo visto muoversi quasi nulla“, aggiungono.

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Intanto solo negli ultimi dieci giorni sono stati oltre sei i casi più evidenti che da sud a nord sono balzati agli onori della cronaca. Ed è ancor più grave che questo avvenga nel totale disinteresse del mondo politico e, soprattutto, di quel Ministro della salute il cui silenzio assordante suona più come un segnale di sconfitta e di incapacità, che di mancanza di tempo per approvare quelle norme indispensabili per proteggere gli operatori della sanità pubblica“, proseguono Lanteri e Urzì.

Bastava infatti poco per garantire quantomeno una svolta netta, incrementando drasticamente le pene e aumentando il livello di vigilanza sia a livello tecnologico che fisico, per provare ad assicurare maggiore protezione in corsia e nei pronto soccorso. Anche il nostro appello all’impiego agli ingressi dei nosocomi dell’Esercito, con una simbolica ma efficace operazione “Ospedali sicuri”, è ormai caduto nel vuoto. E’ chiaro quindi che il mantenersi di questo vuoto normativo e operativo, lascia indubbiamente libere le persone di fare ciò che vogliono“, proseguono.

Intanto negli ospedali i medici e le unità di personale sanitario sono sempre di meno, visti i pensionamenti ed il mancato turn over, ma ancor di più impauriti dall’idea di recarsi in un lavoro che appare più essere una trincea che un luogo di cura. Ai nostri colleghi va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, con la consapevolezza che la battaglia continua tant’è che già da oggi chiediamo a chiunque prenda in mano le sorti del paese di guardare a ciò che sta accadendo negli ospedali ed imprima con assoluta priorità quella svolta deterrente che non può più essere procrastinata, prima che ci scappi il morto“, concludono Raffaele Lanteri e Carmelo Urzì.

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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