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Uno studio conferma: chi ha una malattia rara può donare gli organi

Uno studio italiano pubblicato sulla rivista Clinical Transplantation chiarisce che avere una malattia rara non costituisce un’impossibilità a donare gli organi. La ricerca è stata fatta analizzando circa 500 patologie neurologiche rare a rischio di morte, verificando per ciascuna, l’idoneità al trapianto di singoli organi come, cuore, fegato, polmone, pancreas e rene.

Per l’85% dei casi lo studio è risultato pienamente positivo, mentre parzialmente positivo per un 5% dei casi. Lo studio risulta fondamentale per i clinici che da ora in poi sapranno come procedere quando ci saranno casi di donatori affetti da malattie rare. La ricerca ha coinvolto il Centro Nazionale Trapianti, il Consiglio Superiore di Sanità e numerosi centri trapiantologici, tra i quali l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Il coordinatore di tutto ciò è stato il direttore scientifico dell’ospedale della Santa Sede, Bruno DallaPiccola. “Per i pazienti in attesa di un trapianto – Spiega Dallapiccola – ogni organo è prezioso. Ecco allora che questo studio ha voluto offrire ai clinici, a livello nazionale e internazionale, una guida utile per orientare le loro scelte, evitando di perdere una quantità di organi potenzialmente utilizzabili. L’85% delle malattie rare analizzate sono risultate infatti assolutamente elegibili per la donazione

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Quindi per ciascuna malattia rara considerata, ci sarà un indicazione di idoneità alla donazione e dettagli sull’organo trapiantabile, con il relativo livello di rischio. Dallo studio risulta che: l’80% degli organi appartenenti a donatori affetti da malattie neurologiche rare a rischio di morte è adatto al trapianto; circa Il 7% è risultato non adatto e circa il 14% adatto come non standard con un rischio accettabile.

Secondo Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti, il lavoro “è particolarmente importante, perché ci ha permesso di integrare i nostri protocolli operativi attualmente utilizzati in caso di donazione di organi. Ampliare il numero di donatori utilizzabili è fondamentale per rispondere alle necessità dei circa 8mila pazienti in lista d’attesa“.

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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