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Sincope: quando una corretta diagnosi può determinare la prognosi del paziente

sincope

La sincope è una transitoria perdita di coscienza non traumatica dovuta ad una ridotta perfusione cerebrale e caratterizzata da una insorgenza rapida, da una breve durata e da un ripristino spontaneo dello stato di coscienza.

Gregory Dendramis

A scrivere di questo delicato tema, per sanitainsicilia.it, è Gregory Dendramis, MD, UOC di Cardiologia ed UTIC, Ospedale Pietro Cosma, ULSS 6 Euganea, Camposampiero, Padova.

Viste le caratteristiche del disturbo è facile intuire come la sincope condivida molte delle sue caratteristiche cliniche con diverse patologie cardiologiche, neurologiche ed internistiche e per questo pone spesso il medico di fronte a numerevoli diagnosi differenziali e ad una difficile ricerca della causa del disturbo spesso non più evidente al di fuori dell’evento clinico.

Tra le principali cause riscontriamo la sincope riflessa neuromediata (in questo gruppo rientrano le forme sincopali da riflesso vasovagale accentuato e le sincopi situazionali in primis quella post minzionale o secondaria a riflessi gastrointestinali e quella post esercizio fisico particolarmente intenso), la sincope da ipotensione ortostatica e le sincopi cardiogene secondarie a cardiopatie strutturali o da cause primariamente aritmiche. Dopo la sincope riflessa neuro mediata, queste ultime rappresentano la tipologia a più alto rischio prognostico e spesso sono presenti in pazienti di più giovane età.

Una stratificazione del rischio clinico dei pazienti con sincope è dunque importante per due ragioni:

  1. riconoscere i pazienti con una probabile condizione a basso rischio in grado di essere dimessi con una adeguata educazione del paziente;
  2. riconoscere i pazienti con una probabile condizione cardiovascolare ad alto rischio che richiede ulteriori molteplici indagini diagnostiche ed una ospedalizzazione.

I pazienti a basso rischio hanno maggiori probabilità di avere una sincope riflessa ed una prognosi eccellente e non necessitano di particolari indagini diagnostiche complesse o di terapie farmacologiche ma di semplici consigli comportamentali.

Di contro i pazienti ad alto rischio hanno maggiore probabilità di avere una sincope cardiaca secondaria a cardiopatie strutturali come la cardiomiopatia ipertrofica o la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro, o di avere una sincope secondaria a patologie cardiache aritmiche primariamente elettriche in essenza di evidenti manifestazioni di cardiopatie strutturali, per elencarne soltanto alcune tra le più conosciute la sindrome di Brugada, la sindrome del QT lungo e del QT corto e la tachicardia ventricolare catecolaminergica. Tutte queste cause di sincope cardiogena rientrano tra i principali fattori di rischio per la morte cardiaca improvvisa e rappresentano una importante e fondamentale tappa diagnostica differenziale vista spesso anche l’età giovane dei pazienti che ne sono affetti e le conseguenze sociali che ne derivano.

Escludere queste patologie è fondamentale per ridurre sempre più in futuro gli episodi di morte cardiaca improvvisa dove la sincope è spesso il primo sintomo d’esordio e dove una corretta e precoce diagnosi è fondamentale per la prognosi di questi pazienti.

Le nuove linee guida 2018 per la diagnosi e la gestione della sincope della Società Europea di Cardiologia offrono un’aggiornata e dettagliata analisi sulla corretta diagnosi, stratificazione del rischio e sulla gestione dei pazienti con sincope.

Riconosciamo che una delle principali sfide nella gestione delle sincopi è in primis una corretta diagnosi delle cause che ne stanno alla base, la riduzione dell’uso inappropriato di test diagnostici di secondo livello così come la consequenziale riduzione delle ammissioni ospedaliere inopportune.

Con strutture sanitarie sempre più in difficoltà a causa di personale e risorse economiche sempre più ridotte, il numero crescente di indagini diagnostiche inappropriate consequenziali a timori medico-legali e con posti letto sempre più carenti oggi più che mai bisognerebbe fare particolare attenzione ai percorsi diagnostici appropriati che, oltre a determinare una migliore cura per i nostri pazienti, ci consentirebbero di indirizzare quante più risorse per una corretta diagnosi ed un precoce trattamento dei pazienti con sincope cardiogena a più alto rischio di morte cardiaca improvvisa.

Seppur abbiamo fatto numerevoli passi avanti rispetto al passato, ancora oggi tutto ciò rappresenta un traguardo da raggiungere di significativa rilevanza socio-sanitaria.

“avendo le conoscenze, bisognerebbe solo applicarle”.

Gregory Dendramis

di Gregory Dendramis
© Riproduzione Riservata
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