Sanità in Sicilia

Sanità: razionalizzare le risorse con la “domiciliarizzazione delle cure”

Negli ultimi anni, grazie ai significativi progressi della medicina, l’aspettativa di vita è aumentata e di conseguenza anche la domanda di salute ed assistenza ad opera di una popolazione sempre più invecchiata ed affetta da multiple patologie croniche.

Giorgio Battaglia – Direttore UOC Nefrologia e Dialisi Acireale

Oggi possiamo considerare patologie croniche, per l’aumentata aspettativa di vita, non solo il diabete mellito, le broncopneumopatie e le patologie cardiovascolari, ma anche i tumori e le malattie renali” affermano  Antonio Granata, direttore UOC Nefrologia e Dialisi – Agrigento, e  Giorgio Battaglia, direttore UOC Nefrologia e Dialisi – Acireale, che aggiungono – “In una Sicilia, densamente popolata ed in continua evoluzione, in cui il numero degli over 65 è superiore al 20% (circa 1 milione di abitanti) della popolazione totale, la domanda di servizi sociosanitari per gli affetti da patologie croniche (circa il 50%, fonte ISTAT2017) è in particolar modo negli ultimi anni significativamente aumentata“.

Le organizzazioni sanitarie ufficiali internazionali e nazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – OCSE, ISTAT, Ministero della Salute) – aggiungono – evidenziano che circa tre quarti delle risorse sanitarie a livello mondiale vengono oggi assorbiti dalla gestione delle malattie croniche. Questo, apparentemente semplice dato, diventa particolarmente importante alla luce delle recenti proiezioni epidemiologiche, secondo cui nel 2020 le spese per patologie croniche costituiranno circa l’80% di tutta la spesa sanitaria. La tendenza che i malati cronici e/o fragili assorbano quote progressivamente crescenti di risorse per soddisfare le legittime richieste di cure è confermata anche dai dati rilevati in ambito regionale”.

Antonio Granata- Direttore UOC Nefrologia e Dialisi Agrigento

Affrontare i reali problemi del soggetto con fragilità e/o con patologie croniche ha assunto un ruolo prioritario nella programmazione degli interventi socio-sanitari. In quest’ottica, si rende necessario, il superamento dell’approccio specialistico tradizionale centrato sull’ospedale, per focalizzarsi sul paziente, al fine di promuovere la dignità della persona e la qualità della vita.  Occorre, quindi, pensare a nuove forme di intervento direttamente sul territorio portando le cure al domicilio dei nostri pazienti. Già, sono molteplici le esperienze che permettono di poter gestire a casa il paziente in condivisione con il medico di famiglia, dopo il ricovero oppure per la prosecuzione delle cure quando l’evento acuto è stato ormai controllato, con conseguenti rilevanti vantaggi psicologici e pratici per la persona ed ottimizzazione della spesa sanitaria”.

Si auspica – dicono – quindi la nascita di una collaborazione stabile tra chi ha responsabilità di governo della salute, medici ospedalieri, medici di medicina generale, infermieri e operatori socio-sanitari al fine di assicurare la cura e la continuità assistenziale attraverso la realizzazione di percorsi integrati tra gli specialisti delle diverse strutture ospedaliere e la medicina territoriale nelle sue varie componenti”.

Per quanto riguarda l’insufficienza renale cronica terminale con necessità di trattamento dialitico, la strada da percorrere è quella della dialisi domiciliare nelle sue due forme: emodialisi e dialisi peritoneale. A fine di favorire questa soluzione è oggi possibile anche il trattamento con infermiere che si reca al domicilio per ridurre ai familiari il peso della gestione cronica del proprio parente. La dialisi peritoneale è nota come terapia domiciliare ma non prende seriamente il “volo” proprio per il “carico” sociale e psicologico che la metodica stessa determina. Esempi di questo tipo di terapia sono presenti in Italia e percorribili anche nella nostra Regione“.

L’emodialisi domiciliare è una opzione che ricorre da molto tempo, ed è stata indispensabile negli anni ’80, quando vi era carenza di posti dialisi negli ospedali, ed ha sempre offerto “accanto ad una maggiore sopravvivenza ed elevata qualità di vita la necessità etica di poter offrire la terapia dialitica a tutti i pazienti. Oggi l’emodialisi domiciliare assistita  può essere un’opportunità notevole in quanto coadiuvata da personale infermieristico preparato, ovviando ai problemi di addestramento del paziente e dei suoi familiari”.

Il paziente uremico candidato alla terapia domiciliare è una persona affetta da insufficienza renale cronica terminale che durante la seduta dialitica ha un comportamento “fisiologico”, che non presenta comorbilità che possano dar luogo a gravi effetti collaterali durante il trattamento, e che sia già stato sottoposto ad emodialisi  in una struttura ospedaliera o ad assistenza limitata e reputato dal nefrologo adatto a sottoporsi ai trattamenti emodialitici al proprio domicilio“.

In attesa del trapianto di rene, quando esso è possibile (ormai solo in meno del 15% dei dializzati), la dialisi è il terapia sostitutiva della funzione renale più adeguata ma con dei costi molto alti e che per essere assicurata a tutti gli utenti necessità di riorganizzazione. In quest’ottica – concludono – la deospedalizzazione e la personalizzazione della terapia dialitica rappresentano una opportunità che sia i sanitari con il paziente ed i familiari ed i contribuenti devono prendere in grande considerazione per mantenere la sostenibilità del servizio sanitario nazionale e regionale”.

 

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