Sanità in Sicilia

Sanità privata e pubblica ai tempi del Covid e del Pnrr

Pandemia, carenza medici e crisi delle cure primarie restano temi aperti per la gestione e la tutela della salute. Le proposte del presidente dell’ordine dei medici di Palermo Toti Amato, consigliere del direttivo della Federazione nazionale Fnomceo.

Insufficienza di medici, coronavirus e cure primarie in affanno riportano costantemente alla luce anche in Sicilia la questione medica della sanità pubblica. L’opinione pubblica è cosciente dell’inadeguatezza dell’Ssn e che servono risposte. Osservazioni?

La nostra sanità è fatta di medici capaci, in tempi di pandemia definiti eroi, ma è fatta anche di inefficienze, lentezze, sperperi e demeriti. Che paghiamo tutti: pazienti, medici e sanitari. Non è più sopportabile la fuga dei professionisti dagli ospedali verso il privato o l’estero perché non hanno più condizioni operative e contrattuali decorose. Servono correttivi radicali. Il Pnrr ha assegnato anche alla Sicilia le risorse necessarie sul piano strutturale, ma non per il personale necessario. Se non si interviene subito ci ritroverem, come in tutte le altre regioni del Paese, nuovi ospedali e Case della salute attrezzate ma senza medici.

 Proposte?

Il tema innanzitutto è la qualità della spesa per assicurare incisività alla professione medica nella governace dell’Ssn e il suo ruolo sociale. I fondi ora ci sono, e se li governiamo declinandoli a ciò che serve davvero renderemo l’intero processo di sviluppo efficace sul piano assistenziale, digitale e strutturale. Parte integrante dello stesso processo è il benessere di chi per il sistema lavora altrimenti non potrà esserci nessuna sanità, né giusta né meno giusta.

Bisogna implementare il fondo nazionale per investire nei pronto soccorso, 118, medicina d’urgenza e liste di attesa che pesano sulla sicurezza del medico, nella medicina generale e la semplificazione burocratica per la prescrizione dei farmaci. C’è un tema poi irrimandabile: il rinnovo dei contratti collettivi per il personale medico dipendente e privato-convenzionato. Bisogna subito rimuovere il tetto di spesa o balcanizzeremo tutti i professionisti che abbiamo formato.

Tra pensioni e licenziamenti, tra due anni mancheranno 40mila medici che allo stato dell’arte non possono essere rimpiazzati. Le borse destinate alla medicina generale sono insufficienti e se non verranno subito rimpinguate tra meno di cinque anni milioni di persone resteranno senza medico di famiglia. Stessa cosa per le scuole specializzazione, l’attuale sistema non potrà compensare il numero di specialisti necessario.

Se non si cambia passo le regioni continueranno a reclutare medici dall’estero, come è già successo per i 250 medici ucraini,  i 22 specialisti venezuelani chiamati  in Molise o i 500 cubani in Calabria e gli altri 100 arruolati in Puglia dall’Albania oltre agli ultimi argentini per la Sicilia.

 Sanità privata e convenzionata potrebbe aiutare la carenza di medici nella gestione sanitaria? Il colosso dell’e-commerce Amazon continua la sua scalata nel mondo della sanità, offrendo cure domiciliari. Se sbarcasse in Europa e in Italia avrebbe obiezioni?

Il modello privato-convenzionato ha sempre funzionato, in atto sgrava gli ospedali e riduce le liste di attesa interminabili, ma non può essere il modello privilegiato perché il diritto alla salute appartiene a tutti.

L’assistenza sanitaria primaria oggi è in crisi, sottofinanziata e poco sviluppata in molti Paesi. Un obiettivo mancato in Sicilia, come nel resto d’Italia, perché è mancato un serio impegno politico. In America, escludendo i due programmi governativi Medicaid e Medicare, che sono gratuiti e rivolti a persone indigenti, anziani e bambini, un sistema pubblico sanitario non esiste. L’assistenza se non è coperta da una polizza assicurativa si paga. Lo stesso accadrebbe con il medico mandato da Amazon.

L’Italia ha un concetto universalistico e solidaristico della salute ed esiste un sistema nazionale pubblico. Non è un sistema perfetto, ma con tutte le sue lacune rimane uno dei sistemi più invidiati al mondo.

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