Privacy Policy
Home / News / Primo trapianto d’utero in Italia, Albina: “Mi hanno donato la possibilità e intendo diventare mamma”

Primo trapianto d’utero in Italia, Albina: “Mi hanno donato la possibilità e intendo diventare mamma”

Se esiste una sindrome di cui non si parla abbastanza è quella di Rokitansky. Per un’adolescente parole come “ciclo mestruale”, “sessualità”, “maternità” sono mondi ancora estranei. Sogni e scelte che definiranno l’esistenza di una ragazza e della donna che sarà. Pensate adesso che qualcuno decida di eliminare completamente quelle tre parole dal vocabolario di una giovane donna.

Il nome di questa sindrome deriva dal dottor Karl von Rokitansky, medico viennese dell’Ottocento, che studiò una condizione congenita femminile molto particolare, ovvero l’assenza dell’utero e dei due terzi superiori del canale vaginale. Le cause erano e restano sconosciute perché è un quadro silenzioso, che non causa sostanziali problemi di salute, ma possono essere presenti anomalie a carico di reni, cuore, udito e colonna vertebrale.

Salemi_mobile

Fino a un anno fa pareva non esserci soluzione a questo particolare problema, fino a quando Albina, ragazza Roky (nome attribuito alle donne affette da questa sindrome), è riuscita a far diventare il proprio sogno in realtà: è stata la prima donna in Italia ad effettuare un trapianto d’utero.

Albina Verderame, 30 anni, un anno fa entrava in sala operatoria per ricevere l’utero che non ha mai avuto. A distanza di dodici mesi i medici che hanno svolto l’intervento, del Cannizzaro di Catania, hanno dichiarato l’intervento perfettamente riuscito: “Avere l’opportunità di sottoporci ad un trapianto d’utero, per noi che abbiamo questa sindrome, è indescrivibile, è l’unica via che ti può far vivere la gravidanza“, racconta Albina, che tenterà la strada della fecondazione, ma che si sente anche pronta ad adottare.

Ti manca quella cosa per cui ti senti una donna, anche se donne si è a prescindere. Lo dico perché ancora nel 2021 donna è sinonimo di maternità, non è ancora del tutto accettata l’idea che una donna possa non voler vivere la maternità. Questo marchio poi te lo porti dietro come bagaglio“, continua. “Io mi sento fortunata perché ho avuto quest’opportunità in Sicilia, nella mia terra e mi sono sentita ancora più emozionata. Mi hanno contattata subito e ho iniziato a fare tutti i colloqui per essere in lista trapianto“.

requisiti per poter essere in lista sono diversi, come: stare bene fisicamente, avere una buona riserva ovarica, avere un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, e poi l’intervento può dirsi davvero riuscito quando si arriva al fine ultimo, la gravidanza. Dopo esserci riusciti si inizia a valutare la rimozione dell’utero:” In questo modo si evita di sottoporsi a immunosoppressori per tutta la vita“. “Sarò per sempre grata alla donna che mi ha permesso di sentirmi normale“.

Ciò che provo è una enorme felicità: io ho avuto la chance di dare la vita e voglio farlo. Sarò per sempre grata alla mia donatrice e alla sua famiglia per l’opportunità che mi hanno dato. Sento anche un forte senso di responsabilità perché questo è un dono immenso e non voglio deludere“, conclude Albina.

di Paola Chirico
© Riproduzione Riservata
© Riproduzione Riservata

Sviluppato, Gestito ed ottimizzato da Coffice s.r.l.