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Malasanità: ma il responsabile è veramente sempre e solo il medico?

Sono più di 300 mila le cause giacenti nei tribunali contro medici e strutture sanitarie, sia pubbliche che private, con 35 mila nuove azioni legali che vengono intentate ogni anno.

Il 95% dei procedimenti penali, però, si conclude con un proscioglimento, cifra che scende al 66% per quanto riguarda i contenziosi civili. I numeri sono contenuti nel documento “Analisi del contenzioso medico paziente” realizzato dal Gruppo Consulcesi.

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Le aree maggiormente a rischio contenzioso sono chirurgia (45%), materno-infantile (13.8%), medicina generale (12.1%) e emergenza-urgenza (10.6%).

Partendo da un’analisi geografica, invece, viene evidenziato che la maggior parte delle cause è intentata al sud e nelle isole (44.5%), con percentuali più basse al nord (32.2%) e ancor più basse al centro (23.2%).

Questi numeri hanno avuto un effetto sulla categoria: infatti, secondo quanto emerge dall’analisi realizzata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, il 78.2% dei medici ritiene di correre un maggior rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato; il 68.9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne e il 65.5% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo.

Oltre al numeri sui procedimenti in atto, il rapporto analizza anche quanto intraprendere queste azioni legali costi ai medici e pazienti; immaginando le cause che contemplino un risarcimento medio di 100 mila euro, per una causa penale servono 36.901 euro, per una civile si arriva fino a 50.128 euro (i numeri sono ricavati applicando il decreto 37/2018 “determinazione dei parametri per la liquidazione di compensi per la professione forense”).

Per cercare di porre un freno a questa deriva, Consulcesi propone l’istituzione di un Arbitrato della salute: “partendo dall’analisi statistica del contenzioso legale medico paziente“, fanno sapere dal gruppo, “è emersa la necessità di istituire un luogo di confronto, e non di contrapposizione, per la risoluzione delle controversie: l’Arbitrato della salute“.

L’Arbitrato dovrebbe rappresentare un luogo di recepimento di tutte le istanze che riguardano l’intera attività sanitaria, comprese le modalità relative al suo concreto svolgimento e le possibili controversie che possano insorgere tra il personale, sanitario, le strutture e i pazienti.

Un organismo libero, indipendente e imparziale, sia nello svolgimento delle sue funzioni che nell’adozione delle decisioni, che nascerà con l’idea di coinvolgere tutte le parti in causa invitandole a ricercare una soluzione conciliativa davvero condivisa“.

di Giuseppe Natoli
© Riproduzione Riservata
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