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Legge contro le aggressioni negli ospedali, le proposte del Nursind in Senato

infermieri

Più dipendenti, campagne mediatiche, corsi di formazione, più fondi per la sanità, denuncia obbligatoria a carico del datore di lavoro: sono queste, in sintesi, le proposte del sindacato Nursind esposte in commissione Sanità in Senato nell’ambito dei lavori sulla proposta di legge per arginare la violenza in corsia.

Il vicesegretario nazionale, Salvo Vaccaro, è intervenuto per esporre la posizione del sindacato che, vista la maggiore rappresentanza tra il personale infermieristico nei luoghi di lavoro, auspica di far parte dell’Osservatorio del ddl 867 in itinere, per poter continuare a dare il proprio contributo.

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Continuiamo a coltivare i nostri rapporti con le istituzioni in un ottica di fattiva collaborazione – dice Vaccaro -. Ancora l’ennesima dimostrazione dell’autorevolezza raggiunta dal Nursind a livello nazionale. Siamo sempre pronti a dare il nostro contributo al fine di migliorare le condizioni dei lavoratori“.

Il Nursind ha spiegato che diversi studi, alcuni dei quali portati avanti dallo stesso sindacato, dimostrano quando incidono alcuni correttivi sui casi di violenza. Aumentare il numero del personale ha dimostrato un’efficacia del 72,1% sulla riduzione della aggressioni. Al contrario, l’aumento del fenomeno è direttamente proporzionale al progressivo definanziamento del sistema sanitario “che indubbiamente ha causato uno scadimento dei servizi, in primo luogo legato alla diminuzione del personale che, a caduta, causa ritardi nelle prestazioni, l’allungamento delle liste e dei tempi di attesa e l’aumento dei carichi di lavoro con un’incidenza sulla qualità dell’assistenza e sugli esiti ottenuti“.

Quindi il Nursind chiede di aumentare la disponibilità del fondo sanitario nazionale e di adeguare gli organici dei servizi e reparti delle strutture sanitarie.

Tra le proposte quella di riproporre una campagna nazionale a cura del ministero della Salute di educazione e sensibilizzazione pubblica, anche attraverso le scuole, al fine di veicolare nell’opinione pubblica l’alto valore sociale delle professioni sanitarie. Quindi bisogna fari sì che il rischio “aggressione” sia considerato dal datore di lavoro alla stregua del rischio “incendio” attraverso la formazione obbligatoria al personale.

I corsi di autodifesa hanno inciso per il 58,3% sulla riduzione delle aggressioni. Per arginare il fenomeno bisognerebbe anche individuare le potenziali situazioni di rischio e prendere le dovute precauzioni anche prevedendo la presenza di un posto di polizia o personale di vigilanza privata vicino ai pronto soccorso e alle psichiatrie. Altro punto proposto in commissione la previsione che sia a carico del datore di lavoro l’obbligo di denunciare d’ufficio alla Procura della Repubblica chi aggredisce il personale sanitario, in modo che non sia direttamente il lavoratore a esporsi.

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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