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La metformina nel diabete tipo 2: riduce la mortalità per COVID-19, soprattutto nelle donne

Salvatore Corrao

Un recente lavoro su Lancet, prestigiosa rivista internazionale, ha pubblicato i risultati di uno studio statunitense in cui si dimostra una riduzione di mortalità associata alla terapia con metformina in pazienti con COVID-19. In altre parole chi praticava terapia con metformina, prescritta per trattare il diabete mellito, è risultato avere una mortalità inferiore rispetto a chi non la praticava. Questo dato è stato particolarmente rilevante nelle donne in cui la riduzione di mortalità è stata poco più del 20%.

Lo studio è retrospettivo e gli stessi ricercatori sottolineano la necessità di condurre ulteriori studi per confermare l’associazione e il nesso di causalità tra metformina e riduzione della mortalità. Tuttavia, i diabetologi sanno che la metformina è stato il primo farmaco a dimostrare una riduzione di mortalità generale e cardiovascolare nei pazienti affetti da diabete anche se per anni non si sono compresi gli effetti farmacologici che stavano alla base di questa efficacia. Mentre è risaputo che migliora i valori di glicemia perché riduce l’insulino-resistenza i meccanismi che portano a questo risultato non sono stati mai così chiari.

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In questo caso, ci vengono in aiuto ulteriori dati dalla letteratura scientifica per formulare possibili ipotesi. Uno studio  Coreano del 2019 ha evidenziato che in ratti trattati con un trapianto fecale proveniente da altri ratti trattati con metformina riducono i livelli di IL-18 (una citochina pro-infiammatoria) è si ha una regolazione in alto di vari recettori, che posso esplicare un’azione positiva, quali GLP-1, TLR1 e TLR4 con una riduzione della glicemia alterata a causa di una dieta ad alto tenore di grassi. Inoltre lo stesso studio ha rilevato una proliferazione intestinale di vari batteri del genere Akkermansia, Bacteroides, e, in particolare, Butyricimonas.  Questo studio quindi apre la strada a possibili meccanismi della metformin che favorirebbero la crescita di un miocrobiota per così dire positivo che potrebbe spiegare alcuni altri dati recenti relativi alla capacità della metformina di ridurre l’incidenza di tumori del colon. Altri ricercatori hanno parlato di metainfiammazione nei soggetti con obesità soprattutto viscerale (vedi figura), presente in molti pazienti con diabete mellito, e la metformina potrebbe agire a partire dal microbiota intestinale bloccando i meccanismi negativi che generano insulino-resistenza e aumentato rischio cardiovascolare, come nei pazienti obesi affetti da COVID-19  che presentano una elevata mortalità.

Immagine tratta da Molecules 2020

di Salvatore Corrao
© Riproduzione Riservata
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