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Gocce di anatomia: la cervice uterina o collo dell’utero, conoscerli per prevenirne le malattie

Gennaio è il mese dedicato alla prevenzione dei tumori del collo dell’utero. La circostanza ci dà l’opportunità di chiarire alcuni aspetti morfologici di questa importante regione anatomica.

L’utero è uno degli organi dell’apparato riproduttore femminile. In particolare appartiene ai cosiddetti “genitali interni” della donna, essendo quelli “esterni” rappresentati dal complesso vulvare. Tra i genitali interni invece annoveriamo le ovaie e le tube (organi pari), assieme all’utero e alla vagina (organi impari). L’utero si trova al centro della cavità pelvica, trovandosi dietro la vescica e davanti al retto. È inoltre in rapporto di continuità con la vagina e con le tube dove in genere avviene l’incontro tra l’ovocita prodotto ed espulso dall’ovaio, e gli spermatozoi, generante la fecondazione e lo sviluppo dello zigote, ossia la prima cellula del prodotto del concepimento che formerà l’embrione e i suoi annessi (placenta, cordone, etc.).

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L’utero viene classicamente descritto avente una forma di una “pera capovolta”, con due facce (una anteriore, in rapporto con la vescica, e una posteriore, in rapporto col retto), due margini (ospitanti diversi legamenti di sostegno, tra cui il legamento largo), un fondo (in alto, in rapporto con lo sbocco delle tube), un corpo centrale, un sottile istmo e un collo, che si affaccia nella cavità vaginale.

L’utero ha la funzione di accogliere e far crescere l’embrione, facendo sviluppare il feto fino al parto. La sua parete, fatta da tre strati (dall’interno verso l’esterno, detti endometrio, miometrio e perimetrio) è quella che più si modifica durante la gravidanza, andando incontro a fenomeni di ipertrofia (ingrandimento delle cellule) e iperplasia (aumento del numero delle cellule). L’endometrio è, in particolare, lo strato che accoglie l’embrione, consentendone l’impianto. Ma perché avvenga la fecondazione, è necessario l’incontro tra l’ovocita e gli spermatozoi che dalla vagina devono ascendere nell’utero e raggiungere le tube. La “porta d’ingresso” dell’utero è rappresentato dal suo collo, anche detto “cervice”, la regione oggetto d’interesse della puntata odierna.

Il principale fattore di rischio per l’insorgenza del tumore della cervice è rappresentato dall’infezione da papilloma virus umano (HPV), che si trasmette prevalentemente con l’attività sessuale. La diagnosi precoce può essere effettuata tramite screening (esempio, PAP-test) ed è fortemente raccomandata la vaccinazione. Oltre alla vaccinazione, è importante anche uno stile di vita sano.

Aggiungiamo alcune importanti informazioni istologiche. Nella cervice uterina si verifica la transizione tra due epiteli di rivestimento differenti, quello della vagina e quello dell’utero, il primo è un epitelio squamoso stratificato, funzionale a offrire la giusta protezione da stress di tipo fisico e chimico nell’ambiente vaginale, il secondo è un epitelio colonnare semplice, atto a produrre un muco la cui fluidità varia a seconda della fase del ciclo ovarico, essendo più “permeabile” dopo l’ovulazione, per favorire l’ingresso degli spermatozoi. Abbiamo quindi una cosiddetta “giunzione squamo-colonnare”, analogamente ad altre regioni del nostro corpo come al livello della giunzione esofago-gastrica o delle corde vocali, giusto per fare due esempi di altrettante regioni molto delicate per il rischio di insorgenza di infiammazioni e neoplasie.

Episodi infiammatori di varia natura a carico della cervice uterina possono determinare fenomeni di disepitelizzazione e riepitelizzazione che, a lungo andare, possono portare alla formazione di piccole cisti ripiene di muco (dette “cisti di Naboth”, in genere asintomatiche) a causa dell’occlusione dello sbocco delle ghiandole mucose da parte dell’epitelio squamoso.

Un altro fenomeno parafisiologico abbastanza frequente è la formazione di polipi nel lume cervicale, che possono determinare anche episodi di sanguinamento in giorni lontani dal ciclo. Un altro esempio di patologie benigne che possono insorgere a questo livello è rappresentato dai miomi, piccoli tumori benigni costituiti da una proliferazione eccessiva delle cellule muscolari lisce della parete della cervice.

Ma la patologia più temuta e insidiosa è il cancro della cervice, per la quale uno degli strumenti di prevenzione migliore – al netto del vaccino – rimane il PAP-test (test di Papanicolaou, dal cognome del medico che lo ha ideato): esso consiste nel prelievo di un campione di cellule dall’orifizio vaginale del canale cervicale e nel loro esame tramite una specifica colorazione istochimica per valutarne lo stato di differenziazione (normale o alterata, inclusa la presenza di cellule tumorali) e lo stato di infiammazione del tessuto. Un test semplice e poco costoso che però può salvare la vita di molte donne, soprattutto in età fertile. Bisogna raccomandare quindi alle donne di informarsi col proprio medico sui tempi e sulle modalità per richiedere ed effettuare periodicamente l’esecuzione di questo test.

di Francesco Cappello
© Riproduzione Riservata
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