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Donazione del corpo post mortem, ne parliamo con il professore Cappello dell’Istituto di Anatomia umana di Palermo (2° parte) | Video servizio

 

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Continuiamo il nostro percorso all’interno dell’Istituto di “Anatomia Umana e Istologia del Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica avanzata (Bi.N.D.)“, del Policlinico universitario “Paolo Giaccone” di Palermo.

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Il professore Cappello, che dirige l’istituto, unitamente ad una equipe selezionata composta da studenti, dottorandi e specializzandi, ci ha consentito di scoprire le numerose attività didattiche, scientifiche e di ricerca che vengono quotidianamente svolte all’interno dell’istituto su parti di cadavere.
D’ausilio per tali ricerche vi è il microscopio confocale, “uno strumento – spiega Rosario Barone, docente di Anatomia umana – fondamentale per noi che facciamo ricerca di base, in quanto attraverso questo strumento abbiamo la possibilità di ottenere delle immagini ad alta risoluzione che ci consente di studiare la morfologia dei tessuti e di identificare la presenza o meno di determinate proteine“.
Nel primo video servizio, ricordiamo che alcuni studenti e ricercatori si formano all’estero, in quanto è consentita tale ricerca; tra questi il dottore Barone che ha partecipato alla IV edizione della Summer School di Danzica – “Abbiamo avuto l’opportunità di svolgere questi corsi sulle dissezioni anatomiche che danno delle conoscenze maggiori e più complete rispetto a quello che può essere lo studio dell’anatomia sui libri“.
Ancora con il professore Cappello ci siamo spostati nel laboratorio di istologia – “Si tratta del posto dove gli organi e/o tessuti vengono prima ridotti in piccole parti e poi trasferiti su vetrini; questa attività ne consente l’uso per una sperimentazione successiva e per essere osservati nelle varie tipologie di microscopi“.
Con Antonella Marino, docente di Anatomia umana, abbiamo parlato del microscopio elettronico a trasmissione – “Si tratta di uno strumento che ci consente di vedere strutture invisibili all’occhio umano e poichè noi ci occupiamo anche di malattie neurodegenerative e in particolare di due progetti: uno che riguarda l’epilessia del lobo temporale e l’altro che riguarda l’Alzheimer, questo microscopio ci consente di studiare il ruolo di alcune proteine coinvolte nel processo da stress della neurodegenerazione“.

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di Veronica Gioè
© Riproduzione Riservata
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