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Donazione corpo post mortem e fine vita: la regolamentazione in Italia. L’intervista alla professoressa Venuti | Video

 

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Da oggi anche in Sicilia è possibile donare il proprio corpo alla scienza, post mortem. Nelle scorse settimane ne abbiamo parlato con il professore Francesco Cappello, direttore dell’istituto di Anatomia Umana al Policlinico di Palermo. Oggi trattiamo l’argomento sotto il profilo giuridico con la professoressa Maria Carmela Venuti, ordinario di Diritto civile all’Università di Palermo.

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Il centro interdipartimentale di ricerca per la valorizzazione del corpo donato dell’università di Palermo riunisce una serie di competenze multidisciplinari, con loro abbiamo ritenuto necessario, per operare per lo scopo del Centro, mettere a punto delle linee guida“, spiega la professoressa Maria Carmela Venuti, che aggiunge – Si tratta di un codice di autoregolamentazione che il Centro interdipartimentale e quindi l’università di Palermo ha elaborato per consentire e realizzare effettivamente nei suoi aspetti più concreti la donazione del corpo da parte dei soggetti che ne siano intenzionati“.

Queste linee guida servono anche per coloro che decidono di donare il loro corpo, post mortem, alla scienza ai fini didattici e di ricerca e non solo agli operatori, affinché sappiano come il Centro si muove e che tipo di attività può svolgere e quindi i limiti e come intende collaborare in massima parte affinché la scelta del donatore venga formulata in modo libero e consapevole“, spiega la Venuti.

Il comitato nazionale di bioetica ha sottolineato in un documento recente che questa attività è costituzionalmente rilevante perché assolve al compito della libertà e della ricerca scientifica nell’ambito dei principi di solidarietà anche costituzionali. Quindi, da questo punto di vista è necessario avere delle linee guida affinché le persone interessate possano venire a conoscenza di tutto quello che possono fare e di quello che può fare il Centro“, aggiunge la professoressa.

All’interno del Centro come abbiamo detto prima sono presenti figure con specifiche e diverse competenze, i giuristi quale ruolo hanno avuto nel realizzare le linee guida? “Hanno svolto un ruolo importante nella messa in chiaro, essendo dei tecnici che operano con le regole giuridiche, delle diverse disposizioni e i diversi enunciati che compongono le linee guida. Il giurista ha il compito di tradurre in una formulazione tecnica anche aspetti e profili che vengono dalle scienze e dalle conoscenze di altre figure coinvolte”.

Tra i vari ambiti di ricerca di cui si occupa il Centro anche quello del “fine vita“, “Si è avvertita la necessità di fornire le competenze scientifiche e tecniche al Legislatore per eventualmente avere una migliore messa a punto delle norme che prima o poi dovranno essere varate su questa materia“.

Mentre alle questioni legate ai noti casi come quello della Englaro il legislatore italiano si è mosso nel 2017 con la normativa sulle direttive anticipate, il cosiddetto testamento biologico, con le norme sulle cure palliative, che danno la possibilità di alleviare le sofferenze del malato terminale, la Corte costituzionale di recente ha messo in evidenza la carenza normativa rispetto a soggetti che non potendo accedere al rifiuto di cure hanno l’esigenza di un aiuto nella realizzazione del proprio intendimento di cessare una vita che ritengono piena di sofferenze non adeguata al proprio senso di dignità“.

In questo vuoto di tutela si deve inserire non solo la Giurisprudenza ma anche il Legislatore. In questo ambito il nostro Centro proprio perché riunisce queste competenze multidisciplinari offre il proprio contributo alla società civile al Parlamento e a coloro che richiedono il confronto con esperti che fanno ricerca su questa materia“, conclude la professoressa Venuti.

 

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di Veronica Gioè
© Riproduzione Riservata
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