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Disturbi dell’alimentazione: come riconoscerli e a chi rivolgersi

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I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono caratterizzati da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.

Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile.

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I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito autoindotto, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici, un’intensa attività fisica, tutti comportamenti che mirano ad un effimero “controllo del peso corporeo” che porta ad un continuo dimagrimento.

Per la maggior parte delle persone con disturbo dell’alimentazione, la consapevolezza di avere un problema è scarsa e la paura di affrontare un cambiamento fortissima. Ciò può avere delle importanti conseguenze sulla richiesta di trattamento e spesso i familiari tendono a misconoscere loro stessi il problema comportando ulteriori ritardi.

Per la cura di tali disturbi è importante rivolgersi a centri specialistici che si occupano specificamente di questi problemi. Questo permette di poter effettuare una corretta diagnosi differenziale e tutte le valutazioni specialistiche necessarie (psicologiche, psichiatriche, internistiche e nutrizionali).

Nel 2013, il Ministero della Salute, grazie ad un gruppo di lavoro italiano costituito da esperti nel settore, ha preparato un documento su “Appropriatezza clinica strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione” che descrive i principi fondamentali del trattamento di questi disturbi.

La Regione Siciliana ha emanato un decreto nel 2017 “Linee giuda di indirizzo tecnico per la costruzione di percorsi clinici ed assistenziali per i disturbi del comportamento alimentare. Approvazione standards”, nel quale si evidenzia la necessità di adottare un approccio interdisciplinare multiprofessionale integrato per il trattamento di tali disturbi che coinvolga psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, internisti, nutrizionisti, educatori e infermieri, in quanto si tratta di patologie complesse con importanti manifestazioni psicopatologiche ed una alta frequenza di complicanze mediche.

I livelli assistenziali previsti per il trattamento sono: il medico di medicina generale o pediatra di libera scelta; l’ambulatorio specialistico; l’unità di riabilitazione intensiva semiresidenziale o residenziale e il ricovero ospedaliero ordinario per condizioni di acuzie in reparto di medicina interna capaci di dare adeguate risposte. E’ sempre una buona regola iniziare, salvo specifiche controindicazioni, dal trattamento meno intensivo.

Ad oggi la Regione Siciliana non ha dato seguito al decreto citato con percorsi territorio-ospedale codificati né esistono protocolli di intesa tra le strutture territoriali e quelle ospedaliere.

In atto non sono quindi disponibili strutture adeguate a fornire le giuste risposte per tutti i livelli assistenziali previsti dalle linee guida del Ministero della Salute e dal suddetto decreto assessoriale, determinando una costante “migrazione sanitaria” dei pazienti affetti da tali patologie. Inoltre non tutte le strutture già presenti nel nostro territorio soddisfano i criteri di qualità strutturale e di processo richiesti dal decreto, poiché non sono presenti in organico le figure professionali richieste per la gestione dei disturbi dell’alimentazione.

 

di Valentina Palminteri
© Riproduzione Riservata
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