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Covid e rifiuto dei trattamenti sanitari, Siaarti: “Deve essere garantito un adeguato livello di cure”

La nuova ondata di Omicron sta ancora una volta causando un rapido incremento dei ricoveri nelle terapie intensive. Questo momento si inserisce in un contesto sociale che, nell’arco di quasi due anni, è molto mutato, lo sottolinea in modo esplicativo il “Rapporto sulla situazione sociale del Paese – 2021” del CENSIS:

La razionalità che nell’ora più cupa palesa la sua potenza risolutrice lascia il posto in molti casi a un’irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili fantasticherie, a ipotesi surreali e a teorie infondate, a cantonate e strafalcioni, a svarioni complottisti, in un’onda di irrazionalità che risale dal profondo della società. Il 31,4% degli italiani oggi si dice convinto che il vaccino è un farmaco sperimentale e che quindi le persone che si vaccinano fanno da cavie, il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace, per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste. In definitiva, dalle vicende del periodo emergenziale il 12,7% degli italiani trae la conclusione che la scienza provoca più danni che benefici”.

Sempre con maggior frequenza sono segnalati casi di pazienti con quadri clinici severi correlati a Covid-19 che rifiutano il ricovero o di sottoporsi ai trattamenti di supporto appropriati. La normativa vigente in Italia e il Codice di Deontologia Medica prevedono che nessun trattamento sanitario può essere imposto, anche se servisse a salvare la vita.

La relazione con il paziente però non può ridursi ad essere un atto meramente burocratico, cioè una semplice “presa d’atto” della volontà del paziente, quale che essa sia e quali che siano le sue motivazioni.  Tutte le fasi relative al consenso a trattamenti diagnostico-terapeutici (compresi quelli di supporto vitale) o al loro rifiuto devono essere documentati di volta in volta nella cartella clinica.

Il rifiuto di trattamenti da parte di no-vax rappresenta oggettivamente un aspetto complesso per medici e infermieri, che sono impegnati con dedizione ogni giorno in uno strenuo lavoro per curare i pazienti e cercare di offrire loro chance di guarigione e di vita piena. Ciò nonostante non deve mai venir meno un atteggiamento rispettoso e “non giudicante”.

Per quanto le circostanze possano essere difficili e faticose, al rifiuto ripetuto e ostinato del paziente non deve far seguito il suo “abbandono”. Deve piuttosto essergli sempre garantito un adeguato livello di cure e, qualora necessario, la loro rimodulazione in chiave palliativa.

di Paola Chirico
© Riproduzione Riservata
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