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Covid, Omicron 2: aumentano le reinfezioni

Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi Covid segnalati in Italia risulta pari a 4,4%, in aumento rispetto alla settimana precedente in cui la percentuale era pari a 4,1%.

Lo evidenzia il report esteso dell’Istituto superiore di sanità, che integra il monitoraggio settimanale.

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L’analisi a partire dal 6 dicembre scorso (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio di reinfezione.

L’aumento del rischio di reinfezione colpisce in particolare, rileva l’Iss nel suo rapporto esteso, i soggetti con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi fra i 90 e i 210 giorni precedenti; nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 4 mesi rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni. Aumento del rischio di reinfezione anche nella popolazione femminile rispetto a quella maschile e nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. Per nessuno dei sottolignaggi di Omicron (come BA.1, BA.2 e BA.3 e di ricombinanti omicron-omicron, come Xj eXl), aveva spiegato ieri Anna Teresa Palamara, direttore Malattie Infettive dell’Iss, illustrando il monitoraggio settimanale, “è stato documentato un aumento nelle capacità di trasmissibilità o di dare malattia severa”. In totale, dal 24 agosto 2021 al 13 aprile 2022 sono stati segnalati 338.967 casi di reinfezione da Covid-19.

Dall’inizio dell’epidemia sono stati diagnosticati 3.515.940 casi Covid nella popolazione 0-19 anni, di cui 17.037 ospedalizzati, 380 ricoverati in terapia intensiva e 53 deceduti. Lo evidenzia il report esteso dell’Istituto superiore di sanità, sottolineando che questa settimana è in diminuzione la percentuale dei casi segnalati nella popolazione in età scolare (21%) rispetto al resto della popolazione. Nell’ultima settimana il 17% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 43% nella fascia d’età 5-11 anni, il 39% nella fascia 12-19 anni.

Il tasso di mortalità relativo alla popolazione sopra i 5 anni, nel periodo 18 febbraio-20 marzo, per i non vaccinati è di circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3 decessi per 100.000 abitanti) e risulta circa cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 4 mesi (34 decessi contro 7 per 100.000 abitanti). Per i ricoveri in terapia intensiva nel periodo 25 febbraio-27 marzo il tasso nei non vaccinati è di circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (1 per 100.000 abitanti).

Anche in epoca di circolazione Omicron la protezione della dose booster (due dosi più richiamo) pur se non completa risulta attiva anche nella prevenzione dai contagi e si attesta al 66% o più nelle varie fasce d’età. Lo evidenzia il report esteso dell’Istituto superiore di sanità, nell’analisi sull’efficacia dei vaccini anti-Covid. Particolarmente elevata la protezione dalla malattia severa che raggiunge il 90% nei vaccinati con dose aggiuntiva/booster, soprattutto nelle persone sopra gli 80 anni e anche nella fascia di età superiore ai 70 anni.

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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