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Covid: cosa sono le varianti e sono davvero resistenti ai vaccini? Lo spiega l’esperto

Dall’inizio del 2021 è partita la battaglia alle varianti, e spesso si sente parlare di quelle di preoccupazione, quelle d’interesse, etc… ma facciamo un po’ di chiarezza: cosa sono le varianti? Quali tipi di varianti esistono? I vaccini funzionano contro queste mutazioni genetiche?

A rispondere alle nostre domande è intervenuto Pietro Colletti, infettivologo responsabile dell’Unità operativa complessa Malattie Infettive dell’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala: “Intanto chiariamo cosa sono le varianti: delle variazioni della struttura del virus, che ne modificano la capacità di diffondersi, perché possono avere facilità di replicazione nelle mucose, e che, in quanto varianti, possono essere sospettate di rendere meno efficaci le terapie e i vaccini ad oggi a disposizione“.

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Ad oggi le terapie a disposizione sono i vaccini antivirali e gli anticorpi monoclonali, questi: “Sono studiati e indicati anche in relazione al diffondersi di nuove varianti del virus – continua l’esperto – Queste sono state suddivise in tre grosse famiglie per tenerle meglio sotto controllo: variante di preoccupazione (voc), variante d’interesse (voi) e varianti sotto monitoraggio“.

Oggi in Italia c’è uno strettissimo controllo delle varianti e del loro percorso evolutivo che viene regolarmente aggiornato dall’ISS: “L’ultima comunicazione ufficiale che risale a due giorni fa, conferma che la stragrande maggioranza dei contagi fanno parte della famiglia delle voc. Tra queste la più diffusa è la delta, ed è anche l’unica variante che praticamente sta circolando in Sicilia, anche se c’è qualche eccezione“, spiega Colletti.

Per quanto riguarda l’efficacia dei vaccini sulle varianti, invece: “In questo momento non c’è alcuna ipotesi, nè dimostrazione che ci sia una capacità della delta di rendere inefficaci i vaccini e le terapie con i monoclonali. La vaccinazione e gli anticorpi monoclonali, quindi, proteggono dalla variante“.

Spieghiamo subito quali sono le varianti d’interesse (voi): “Lambda, Eta, Kappa, la variante Mu, queste sono assai poco diffuse e hanno delle mutazioni, costantemente monitorate, che possono far correre il rischio di rendere inefficaci i vaccini e i monoclonali, ma ancora non si sa nulla con certezza“, prosegue l’infettivologo. “La variate c 1.2., invece, che è è stata isolata per la prima volta in Sudafrica, è molto diversa. Ha più mutazioni e su questa si ipotizza una ridotta efficacia dei vaccini e dei monoclonali. Questa si è diffusa anche in Europa ed è sotto monitoraggio. In questo momento non ci sono casi in Italia, quindi non desta preoccupazione dal punto di vista epidemiologico“.

Tirando le somme: “Oggi, poiché la maggior parte dei contagiati hanno la delta, l’efficacia delle terapie immunologiche preventive, vaccini e monoclonali, non sono inficiate dalla presenza della variante. Le altre varianti in questo momento sono sotto osservazione per poterle studiare in tempo“, conclude il primario.

di Paola Chirico
© Riproduzione Riservata
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