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Burro, kamut e latte: tre delle false storie che ci raccontano sugli alimenti

Ci si imbatte sempre più spesso in notizie, spesso false e infondate, sull’alimentazione. Queste leggende metropolitane possono causare l’eliminazione dalla propria dieta di prodotti che, in realtà, fanno bene e che non sono affatto dannosi per la nostra salute o al contrario di incrementare il consumo di alcuni alimenti senza alcun reale beneficio. Vediamo alcune delle bugie più diffuse:

Il Kamut è un grano antico migliore del grano duro

Kamut non è il nome di una specie vegetale, ma un marchio registrato (ecco perché la presenza del simbolo ® su tutti i prodotti che lo contengono) che sfrutta la storia delle sue presunte origini egizie a scopo pubblicitario. Le sue caratteristiche in generale non sono molto diverse da altre varietà di grano duro, la differenza sostanziale sta nel prezzo, un pacco di farina di Kamut costa 4 volte in più del grano duro. Inoltre, l’idea che il Kamut sia adatto a chi è allergico al grano è contraddetta da recenti studi che hanno confrontato il potenziale allergico del Kamut con quello del grano duro e non ha trovato alcuna differenza. Quindi se vi piace il Kamut acquistatelo ma sappiate che il sovrapprezzo non è giustificato né dalle caratteristiche nutrizionali né da quelle salutistiche.

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Bere latte è “innaturale”

Le argomentazioni riportate sul web, a sostegno di quest’affermazione, sono prive di fondamento. Tutti i mammiferi, compreso l’uomo, possiedono un enzima, la lattasi, che si trova nel duodeno e che ha il compito di digerire la lattasi scindendola in glucosio e galattosio. Non c’è nulla d’innaturale solo che: chi ha un deficit dell’enzima lattasi non riuscirà a digerire il lattosio e ciò porterà disturbi come diarrea, coliche addominali, meteorismo (il test non invasivo più accurato per verificare l’intolleranza al lattosio è il breath test); chi ha una buona persistenza della lattasi può continuare a bere latte tutte le mattine senza problemi.

Il burro fa male

Un recente studio della Società Europea di Cardiologia ha evidenziato come siano i carboidrati, più che i grassi, a rappresentare un rischio per la salute cardiovascolare, regalando al burro una “seconda possibilità”, dopo anni di demonizzazione.

I grassi saturi del burro sono a corta e media catena, quindi meno pericolosi e nocivi di altri tipi di lipidi, anche vegetali. Questo perché non hanno bisogno di alte temperature per sciogliersi e sono molto energizzanti e digeribili. Il burro, inoltre, contiene: sali minerali, vitamina A, vitamina D, lecitina e proteine. Dal punto di vista dei grassi, sia animali che vegetali, il burro è certamente fra quelli più genuini, assieme, naturalmente, all’olio extra vergine di oliva.

Precisiamo innanzitutto che i grassi devono far parte della nostra alimentazione in quanto, insieme a carboidrati e proteine, sono nutrienti di cui abbiamo assolutamente bisogno. Circa un 30% dell’apporto nutrizionale giornaliero deve essere rappresentato da grassi, scegliendo quelli giusti.

Via libera quindi al burro come condimento, ma stando molto attenti alle quantità. Essendo un fonte genuina di grassi, non deve essere escluso dalla dieta, ma deve certamente farne parte nel modo corretto rientrando nelle dosi giornaliere consigliate, cioè non più di 10 grammi al giorno.

 

di Raffaella Mallaci Bocchio
© Riproduzione Riservata
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