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Bambini migranti: un ‘patto globale’ per la tutela della loro salute

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Un recente articolo pubblicato sul numero di febbraio di Lancet Child and Adolescent Health, analizza le possibili ricadute sulla vita e la salute dei bambini migranti del Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration.

Nello scorso dicembre si è infatti svolta a Marrachesh la conferenza intergovernativa indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’implementazione della dichiarazione di New York del 19 settembre 2016 Declaration for Refugees and Migrants.

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Il Global Compact approvato come consensus dai 150 paesi presenti costituisce il primo patto delle Nazioni Unite sulle migrazioni che stabilisce le norme generali per definire un approccio comune alla migrazione internazionale in tutte le sue dimensioni.

Nella lista dei 23 obiettivi che si prefigge il patto globale ci sono importanti focalizzazioni sul diritto d’accesso al lavoro da parte dei migranti e, inoltre, la lotta a xenofobia, lo sfruttamento e il traffico di essere umani.

Il patto impegna i firmatari a lavorare per porre fine alla pratica della detenzione di bambini allo scopo di determinare il loro status migratorio; limitare al massimo le detenzioni dei migranti per stabilire le loro condizioni, migliorare l’erogazione dell’assistenza umanitaria e di sviluppo ai Paesi più colpiti e dare maggiore riconoscimento all’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Il patto presenta però delle debolezze intrinseche la prima è legata al fatto che non trattandosi di una risoluzione non ha potere vincolante, la seconda invece è dovuta alla mancata firma da parte di alcune nazioni, e l’Italia è fra queste.

Secondo l’articolo citato del Lancet inoltre le condizioni dell’infanzia non sono sufficientemente prese in considerazione né vengono ben definiti dei percorsi di tutela. Non vi è una chiara politica per il materno infantile, in particolare per la tutela delle future madri.

Per lo sviluppo armonico di ogni bambino sarebbe necessario stabilire delle politiche che prevedano la crescita all’interno del nucleo familiare integrato dal punto di vista sociale e lavorativo e purtroppo mancano ancora dei percorsi indicati.

di Milena Lo Giudice
© Riproduzione Riservata
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