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Bambini e cattive abitudini alimentari: i social ed influencer marketing condizionano le loro scelte

Nel mondo, circa 42 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni di età sono in sovrappeso o addirittura obesi. Il sovrappeso e l’obesità in giovane età sono associati a conseguenze negative sia sulla salute che economiche. È importante analizzare le cause e i fattori di rischio in modo da poter individuare le migliori strategie di prevenzione e cura.

L’obesità infantile è una condizione multifattoriale, quindi andrebbe affrontata su più piani, ovvero a livello individuale, familiare, istituzionale e di comunità.

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L’obesità è una patologia che si identifica con l’eccesso anomalo di tessuto adiposo, che porta a rischi per la salute. Per gli adulti, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stabilisce valori Indice di Massa Corporea (IMC) pari o superiori e 30 kg/m2.

Per quanto riguarda i bambini, la soglia dell’IMC che identifica una condizione di sovrappeso o obesità varia a seconda di età e sesso, si utilizzano in questo caso le curve di crescita che variano per maschi e femmine, e mostrano la distribuzione demografica dei valori IMC secondo l’età in base al sesso.

Tra i maggiori imputati dell’obesità infantile, ci sono le cattive abitudini alimentari, la scarsa attività fisica, lo spreco di tempo davanti alla tv o al computer che si traduce in vite sedentarie e in bombardamenti mediatici con la pubblicità di bevande zuccherate e gassate, snack e merendine industriali.

I bambini, inoltre, sono più sensibili e facilmente influenzabili rispetto agli adulti, la teoria dell’apprendimento sociale afferma che il gradimento dei bambini di un personaggio aumenta la probabilità di imitarne le azioni.

Pertanto, l’esposizione a un personaggio dei media ammirato, come un influencer, che detiene un prodotto alimentare può incoraggiare i bambini al consumo di alcuni determinati prodotti anche se non salutari. L’influencer marketing è la capacità di “influenzare”, incide in maniera significativa sulla visibilità di un marchio ed è un concetto strettamente legato ai social media, tanto che si parla anche di “social influencer“.

Il ruolo dei Social Media nelle cattive abitudini alimentari infantili, suscita molto interesse e preoccupazione, tanto che lo scorso Marzo è stato pubblicato su Pediatrics uno studio in cui viene analizzato l’impatto del marketing sui social media nel consumo degli snack.

178 bambini di età compresa tra 9 e 11 anni (fascia di età particolarmente attiva sui social media) sono stati reclutati tramite le scuole nel Regno Unito.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a tre gruppi: un gruppo a cui veniva proposto un marketing alimentare sano, un altro gruppo con marketing alimentare non salutare, e un terzo gruppo in cui il marketing non parlava di alimentazione.

È stato visto che l’esposizione intensa da parte dei bambini agli influencer che promuovono cibi non salutari sui social media aumenta l’assunzione immediata da parte di questi alimenti. Al contrario gli influencer che promuovono cibi sani non hanno un effetto benefico sulle scelte alimentari dei bambini.

In particolare, sono state offerte caramelle gelatinose, cioccolatini, bastoncini di carota e chicchi d’uva. Gli snack sono stati presentati senza marca e su piatti di carta bianca.

I bambini che avevano osservato gli influencer con junk food avevano aumentato significativamente l’assunzione complessiva di calorie e quella di spuntini non sani (rispettivamente 448,3 e 388,8 kcal), rispetto a coloro che erano stati esposti ai blogger con prodotti non alimentari (rispettivamente 357,1 e 292,2 kcal).

Fa bene quindi l’OMS, a chiedere una valutazione dell’entità dell’esposizione dei bambini al marketing alimentare proveniente dai social media e l’attuazione di misure che limitino le impressioni degli annunci di minori. Sono necessarie, probabilmente, restrizioni più rigorose per il marketing digitale di cibi non salutari a cui i bambini sono esposti

I genitori e gli insegnanti rivestono un ruolo essenziale nell’aiutare i bambini a sviluppare abitudini sane, dando l’esempio oppure offrendo condizioni di supporto e assistenza. Piccoli e concreti cambiamenti di facile applicazione sono necessari per raggiungere obiettivi nel lungo termine.

di Raffaella Mallaci Bocchio
© Riproduzione Riservata
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