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Animali domestici, malattia da graffio da gatto ed endocardite infettiva: una diagnosi non sempre facile

(di Gregory Dendramis e Giorgia Caruso)

Sono circa 60 milioni gli animali domestici che abitano le nostre case e il trend sembra essere sempre più in espansione. Dai dati epidemiologici ad oggi disponibili il grande popolo dei pets è così composto: 30 milioni di pesci, 13 milioni di uccelli, 7,5 milioni di gatti, che superano di mezzo milione i cani, attestati sui 7 milioni.

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Un mercato che ci vede al primo posto tra i Paesi europei per numero di pets in rapporto alla popolazione: in totale sono 50,3 pets ogni 100 abitanti, davanti a Francia (46,5), Polonia (41), Spagna (40,2), Germania (39,8) e Regno Unito (30,3).

Esistono alcune patologie chiamate zoonosi che possono essere trasmesse dagli animali all’essere umano per contatto diretto o per via indiretta e possono rappresentare un serio rischio soprattutto nei pazienti con un sistema immunitario compromesso come gli anziani fragili con numerose copatologie o in pazienti che si trovano in particolari condizioni come ad esempio la gravidanza.

La malattia da graffio di gatto (cat scratch disease) è una zoonosi causata dall’ingresso nella cute del batterio Bartonella henselae e può essere anche correlata all’esposizione a cani, scoiattoli, capre, conigli o cavalli oppure ad oggetti infetti.

Tale patologia è caratterizzata da una linfoadenopatia granulomatosa cronica dovuta ad una inoculazione transcutanea traumatica del batterio che inizia con una papula nel punto di ingresso e che nel tempo evolve in una linfadenopatia regionale.

Febbre, malessere generale, cefalea ed anoressia possono accompagnare la linfoadenopatia. La Bartonella è stata descritta anche come causa di endocardite infettiva nel 1993 e successivamente è stata riconosciuta come agente eziologico di numerose forme di endocardite a “cultura-negativa” soprattutto in pazienti con un sistema immunitario compromesso e copatologie.

L’endocardite infettiva rappresenta un’infezione dell’endocardio e delle valvole cardiache, di solito ad eziologia batterica (frequentemente streptococchi o stafilococchi) o talora fungina. Colpisce specialmente pazienti con patologie o protesi valvolari cardiache e fattori predisponenti come una ridotta efficacia del sistema immunitario. La patologia insorge con febbre e le vegetazioni possono causare insufficienza o stenosi valvolare ed ascessi e fistole cardiache e fenomeni trombo embolici sistemici. La diagnosi richiede l’isolamento dei microrganismi nel sangue ed un ecocardiogramma.

La presentazione clinica dell’endocardite da Bartonella è simile a quella dell’endocardite batterica subacuta causata da altri batteri e la diagnosi può essere difficile dal momento che l’organismo è difficile da isolare usando le tecniche standard di coltura microbiologica.

Tra i principali reservoir di Bartonella spp., il gatto è il più comune, anche se fonti di infezione da altri animali sono state anche riscontrate. A sua volta, il gatto costituisce l’ospite in quanto il vettore primario è rappresentato da artropodi ematofagi, principalmente pulci e alcune specie di zecche.

È stato osservato che la sieroprevalenza nei felini varia a seconda delle latitudini, con una maggiore incidenza nei paesi dal clima più mite.

In Sicilia in particolare i tassi di positività anticorpale a B. henselae hanno mostrato un’alta prevalenza, soprattutto nei gatti randagi (68%), mentre il tasso nei gatti domestici si è rilevato di gran lunga inferiore (35%).

La diagnosi di infezione deve essere confermata da analisi microbiologiche, in particolare tramite metodo colturale, che può essere effettuato a partire da sangue (emocolture), linfonodo o valvola cardiaca. Gli organismi appartenenti al genere Bartonella sono tuttavia esigenti e richiedono particolari terreni di coltura e un’incubazione a 35-37°C con una concentrazione incrementata di CO2, solitamente del 5%. Inoltre sono caratterizzati da lenta crescita, richiedendo da circa 7 giorni fino anche a 40 giorni. Viste le difficoltà di isolamento spesso vengono pertanto utilizzate analisi sierologiche e la tecnica molecolare di amplificazione del DNA tramite PCR Real Time, caratterizzata da alta sensibilità e da maggiore rapidità nella risposta.

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento nel numero di endocarditi da B. henselae, dovuto sicuramente al miglioramento delle metodologie diagnostiche e anche alla ricerca specifica di tale patogeno. Infatti, date le difficoltà di rilevazione, è altamente probabile una sottostima dei casi di endocardite dovuti a B. henselae, e in casi di emocolture negative andrebbe sottolineata la necessità di ricercare di tali microorganismi.

In un’era dove gli animali domestici sono sempre più in aumento, contestualmente all’aumento delle patologie croniche e all’invecchiamento della popolazione, il sospetto diagnostico di tale patologia non è sempre facile e diretto per il clinico viste le numerose cause ed agenti eziologici di endocarditi presenti nella pratica clinica quotidiana ma una corretta e precoce diagnosi è determinante per la prognosi del paziente affetto da questa forma di endocardite.

Una corretta sensibilizzazione della popolazione alle corrette norme igieniche e comportamentali nella gestione degli animali domestici è dunque doverosa per prevenire gravi patologie spesso di difficile diagnosi e di lungo trattamento come l’endocardite da Bartonella.

di Redazione
© Riproduzione Riservata
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