Sanità in Sicilia

Alitosi: quali le cause e i possibili rimedi

Quello dell’alitosi lo si può considerare un argomento “tabù” e personalmente la definisco non una vera patologia, ma un disagio che molti individui hanno e con cui convivono pur sapendo di averla non riescono a prendere provvedimenti definitivi e rimedi specifici.

Spesso si attribuisce a questo disagio una causa ben lontana dalla realtà forse amplificata da informazioni prese qua e là senza veramente approfondirne le cause.

Ed è qui che la figura dell’odontoiatra diventa un punto di riferimento fondamentale da cui attingere informazioni inerenti cause e modalità terapeutiche.

Cosa fare

Dott. Marco Griffo

Rivolgersi al proprio medico dentista che sarà certamente in grado di assolvere la vostra richiesta, la quale andrebbe chiesta senza nessun indugio. Anche l’odontoiatria sa bene che l’argomento è abbastanza delicato e che può investire talvolta la suscettibilità del suo paziente, quindi, il compito primario che il professionista a cui talvolta ci si rivolge è quello di esaltare questo argomento con delicatezza qualora si presentasse ad un controllo periodico o a una prima visita.

Noi odontoiatri sappiamo bene che per ottenere un risultato dobbiamo convincere il nostro paziente che tutto è rimediabile.

Utilizzare spesso, come faccio io, delle parole chiave che possono captare attenzione e collaborazione del paziente che reagisce meglio ad una critica se prima di essa ricevesse un complimento, quindi, è rilevante offrire indicazioni specifiche così da diventare una collaborazione essenziale per allontanare, se non debellare, questo maledetto cattivo odore.

Fase1: aspetto psicologico momento essenziale per cominciare. Iniziare con una frase elogiativa: per esempio complimentarsi col paziente esaltando un miglioramento della sua igiene orale domiciliare.

Fase 2: costatazione immediata del problema, e a  seguire  sminuendolo, ma soffermandolo e sottolineandolo. Evitare di drammatizzare ma tranquillizzare e, quindi, suggerire alcune misure preventive ad esempio un test organolettico che consiste nell’annusare il film di placca prelevato con una sonda dal dentista per costatare insieme origine del cattivo odore e implementare tale test annusando a varie distanze aria espirata aspetto utile per stabilirne il rimedio più opportuno.

Suggerire igiene orale domiciliare approfondita: utilizzo di uno spazzolino in buono stato funzionale per almeno otto minuti ad arcata per un totale di 16 minuti circa, utilizzo del filo interdentale piatto cerato in monofilamento che per la sua forma andrebbe a rimuovere una maggiore quantità di placca batterica maleodorante rimuovendo altresì placca ferma negli spazi interprossimali (ovverosia tra un dente e l’altro).

Utilizzo dello scovolino, strumento molto utile che assolve stesso compito del filo interdentale. Ma per anziani o soggetti pigri e insofferenti potrebbe risultare l’alternativa. Facilmente reperibile commercialmente anche questo da interporre tra un dente e l’altro.

Fase 3: suggerimento compiti domiciliari. Detersione dorso e laterali lingua movimenti fatti con lo stesso spazzolino o ancora meglio con un pulisci lingua, questo perché i residui si intrappolano facilmente nelle cripte rugose della lingua. Reperibile anche questo in commercio. Per comprendere però questo metodo è bene sapere che la lingua come palato duro, e mollo, colletti gengivali sono il deposito di residui alimentari di varie origine e poiché tali residui a distanza di qualche ora vanno incontro a un catabolismo metabolico trasformandosi in vere e proprie colonie batteriche che a vario titolo, essendo il cavo orale il magazzino principale, possono sviluppare patologie cariose, parodontali del dente.

La differenza è che sulla lingua esercitano un potere maleodorante liberando altresì i composti solforosi di vari aromi e intensità. Tengo a precisare un aspetto importante del problema che preferisce scatenarsi al mattino al nostro risveglio il cui fisiologico contributo lo dà anche la ridotta funzionalità parotidea (ghiandole salivari) riducendo drasticamente la detersione orale svolta dalla saliva durante le ore notturne e dunque esaltando il problema, quindi, con una maggiore attenzione nell’accurata pulizia orale, prima del riposo notturno, vi è una minore probabilità di inconvenienti sgradevoli al mattino.

Vorrei sottolineare una quarta fase, che ormai è abitualmente utilizzata dalla maggioranza degli studi odontoiatrici che si traduce in suggerire a questo tipo di pazienti un invito a sottoporsi almeno tre volte l’anno a detartrasi con ultrasuoni, e all’occorrenza levigatura radicolare sottogengivale.

In conclusione personalmente dopo trentanni di libera attività da medico dentista, posso affermare che le persone che ho incontrato presso il mio studio, o al di fuori, mi hanno dato modo di poter affermare oggi che vi è molta disinformazione a riguardo, per questo, continua mio malgrado ad essere considerata una problematica fanalino di coda.

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